Iron Maiden - Udine 2010 |
Scritto da Girli |
Martedì 21 Dicembre 2010 13:00 |
IRON MAIDEN + LABYRINTH (Codroipo – UD, 17 Agosto 2010)
L’Estate 2010 rimarrà per molto tempo nel cuore dei Metalkids friulani e verrà sicuramente ricordata come la Metal Summer per eccellenza; a confermare tale definizione ci pensa la “vergine di ferro” ovvero gli Iron Maiden che con il The Final Frontier Tour, celebrano la loro ultima fatica discografica uscita il giorno prima della data friulana. Dopo il potente Hard Rock degli AC/DC, che hanno riempito lo Stadio Friuli di Udine, dopo il muro sonoro dei Motörhead e il granguignolesco horror show di Alice Cooper, tocca proprio a Steve Harris e soci regalarci un’altra serata indimenticabile all’insegna del Metal con questa loro unica data in Italia. Cornice ideale per tale evento, già testata con i Motörhead il 28 giugno scorso, è ancora una volta la stupenda Villa Manin di Passariano. Ci sono giunte voci che lo stesso Steve Harris cercando notizie nel web sia rimasto folgorato dalla location e ne abbiamo avuto conferma durante lo show quando Bruce Dickinson, ammirando la folla e la villa tutta illuminata davanti allo stage, sì è lasciato scappare un bel “Cazzo! Che bel posto!” con soddisfazione dei presenti. Ad aprire la serata ci pensano i Labyrinth cui spetta l’arduo compito di scaldare gli 11mila maideniani accorsi da ogni dove. Lo storico gruppo Power/Prog toscano ha poco tempo a disposizione ma lo sfrutta a pieno per fare alzare un po’ di corna a proprio favore. Il sottoscritto non conosce ogni loro pezzo e purtroppo non ha seguito pienamente lo show ma bisogna dire che le prime file li supportano con entusiasmo ed è difficile rimanere indifferenti e non incoraggiare un gruppo cui spetta il compito di stimolare l’adrenalina di questo numeroso pubblico. I Labyrinth salutano il pubblico e tutti ci prepariamo all’evento, che inizia con una decina di minuti in anticipo e presenta una scenografia un po’ più povera rispetto a quelle cui il passato del gruppo ci ha abituato. Una pioggia di luci stile guerre stellari si accende sullo sfondo dello stage, un’astronave in stile B-Movie ci proietta in un paesaggio fantascientifico e desolato e le cavalcate metal di ‘The Wickerman’ scatenano il boato della folla. La scaletta, purtroppo per noi vecchi fan, attinge soprattutto dal materiale degli ultimi dieci anni, ovvero quello che riguarda il ritorno di Bruce Dickinson ma non restiamo comunque indifferenti in quanto il singer ha ancora molta energia; la sua voce è ancora potente, si arrampica in ogni lato del palco e balza da una parte all’altra scatenando il vasto pubblico, che racchiude le generazioni che hanno vissuto i Maiden degli ’80 e le nuove generazioni di aficionados che conoscono a mena dito ogni song proposta. Dopo una trascinante ‘Ghost Of The Navigator’, Steve e soci regalano una potente ‘Wratchild’ ai vecchi fan e l’entusiasmo regna sovrano dalle prime alle ultime file per poi riportarci ai giorni nostri con il singolo ‘El Dorado (da The Final Frontier) che precede altre song tratte dai recenti lavori. Steve Harris è in piena forma, corre e spara sul pubblico con il suo basso, Nicko McBrain ha un drumming preciso e si alza continuamente ad incitare i presenti ma ciò che cattura di più sono le tre chitarre di Adrian Smith, Dave Murray e Janick Gers in quanto non si rubano mai la scena e intrecciano melodie dalle tinte progressive rock. Vengono quindi proposte Dance Of Death, la meravigliosa ‘The Reincarnation Of Benjamin Breeg’ seguita a ruota da ‘These Colours Don’t Run’. Bruce Dickinson prende in mano il microfono e chiacchiera con la folla ricordando Ronnie James Dio, parte quindi un fragoroso applauso ed al singer recentemente scomparso viene dedicata ‘Blood Brothers’. Lo show scorre veloce e non sembra nemmeno di essere quasi alla fine della prima parte; il pubblico non sembra perdere energia e ‘Wildest Dream’ e ‘No More Lies’ ci conducono velocemente a ‘Brave New World’, che i presenti accolgono con folle entusiasmo in quanto l’album omonimo segna il rientro di Bruce con la band dopo la pausa post Fear Of The Dark. Come per magia partono le note di ‘Fear Of The Dark’ ed il pubblico accompagna in coro ogni parte strumentale della canzone; la band non perde colpi e sembra essere entusiasta di avere un pubblico di questa portata in una location così suggestiva. Partono le note di ‘Iron Maiden’ ed il pubblico capisce che la prima parte dello show è giunta al termine. Non poteva mancare la mascotte Eddie che, in una versione molto più umanoide e spaziale del solito, cammina per lo stage, prende addirittura in mano la chitarra e simula di suonare insieme alla band. La band saluta il pubblico ed esce di scena ma tutti sappiamo che non è finita qui; il palco si tinge di rosso, un’inquietante figura demoniaca appare dalla parte sinistra del palco (non riuscivo a vedere se c’era anche sulla destra), l’intro vocale che recita i noti versi tratti dall’Apocalisse avvolge la Villa Manin e ‘The Number Of The Beast’ viene regalata ai presenti che cantano si agitano e non smettono di cantare. Viene quindi regalata anche ‘Hallowed Be Thy Name’ per poi concludere definitivamente con la storica ‘Running Free’. Lo show è arrivato quindi alla conclusione, il pubblico saluta la band con entusiasmo e gli stessi Maiden ricambiano i saluti dispensando sorrisi carichi di soddisfazione. Probabilmente anche loro si sono goduti la fantastica serata che, complice la stupenda Villa Manin, li ha allontanati per un piccolo istante dalla tipica location dei loro show. Unica pecca della serata le direttive per la sicurezza; io personalmente ho visto molti concerti, soprattutto al mitico Wacken Open Air in Germania e non mi è mai capitato di farmi sequestrare la catena del portafoglio o di veder sequestrati bracciali o eventuali collari borchiati. Queste cose succedono solo in Italia. Chiedo agli organizzatori di tenere conto che chi va ai concerti Metal ha un certo tipo di abbigliamento e quindi reputerei inutile tirare fuori questo tipo di direttive. Se bisogna ragionare a questo modo, continuiamo ad organizzare solo concerti di Gigi D’Alessio e Laura Pausini e sicuramente non gireranno borchie e catene varie. Cerchiamo di essere un po’ più comprensivi, solo questo. |