Cayne – Addicted (2011 – Autoprodotto)
Nonostante siano passati dieci anni dal primo full lenght (e in mezzo, il vuoto cosmico) i Cayne, si portano alle spalle una storia molto più vecchia. Il progetto infatti nasce dalle defezioni di Claudio Leo e Raffaele Zagaria, chitarristi e membri fondatori della più celebre esportazione italiana all’estero, i Lacuna Coil. Il ritorno in auge lo si deve soprattutto all’affiancamento ai ritrovati Coil (ah il figliol prodigo…!) nelle tappe del loro tour italiano. Dopo la lunga lontananza dalle scene, i milanesi Cayne, ci riprovano con un EP contenente quattro brani, di cui tre inediti ed una traccia live di “In My Eyes Return”, già inserita nel precedente full-lenght. In apertura “My Damnation”, brano dal sapore coiliano per riff e stile nell’introduzione, va poi man mano personalizzandosi, in un crescendo più heavy di chitarre distorte e melodie catchy, il tutto supportato da un cantato che fa molto rock alternativo, a tratti quasi impostato, poco “vivo”. A seguire “Addicted” ritmo più esplicito, e più lontano dalla ricerca gothic rock. Ad orecchio direi che si sentono dei richiami ai System of a Down, sempre contenuti dentro ad un mood molto più personale. Ed è proprio in questo brano che fa incursione il violino (suonato alla maniera dei violoncelli degli Apocalyptica), violento ed in contrapposizione alla durezza delle chitarre; peccato la durata quasi impercettibile di esso. Infine “Together As One”, una sorta di semi-ballata piano-rock, tranquillamente scambiabile per la canzone di un qualsiasi gruppo americano. Eh sì perché se c’è una particolarità (personalmente lo trovo fastidioso, ma è una questione di scelte stilistiche o al massimo di gusti personali), è il modo di cantare, di esprimersi, anche musicalmente che ricorda molto le american bands che passano sui canali televisivi musicali commerciali. Potremmo stare ore a disquisire sui Cayne, sulla loro musica attuale, sulle loro origini, e probabilmente ciò a cui si arriverebbe è una lunga lista di pro e di contro. Partirei proprio da ciò che di buono c’è, e primo fra tutti il modo sottile in cui il gruppo riesce a restare ancorato alla macchina Lacuna Coil, senza mai permettere di gridare al plagio. Inoltre l’impatto sonoro è notevole; sebbene le possibilità di trovare terreno fertile in Italia sono limitate, in favore di USA &co.; e se la loro stage presence lo è altrettanto, i Cayne sono una bomba pronta ad esplodere. D’altro canto però, tornare dopo dieci anni con soli tre inediti, lascia parecchi dubbi, e le persone maligne come me potrebbero insinuare che questa è stata una mossa studiata in fretta e furia per avere anche loro qualcosa da vendere a fianco al banco del merchandise dei colleghi Lacuna. Da un punto di vista musicale, mi piacerebbe fosse approfondita l’idea del violino (non così scontata ed estremamente affascinante in quel contesto) e un discorso vocale più ricco di sfumature. Non siamo di fronte ad una gothic band – quindi prego fan dei Paradise Lost astenersi dall’ascolto – e questo non è un disco per metallari incalliti. Incontrerà certamente i favori dei fan di Lacuna, nu metal e rock alternativo.
Voto: 7 –
Webiste: http://www.myspace.com/cayne
Line-up:
Andrea Bacchio - basso Guido Carli - batteria Claudio Leo - chitarre Marco Barusso - chitarre Giovanni Lanfranchi - violino, tastiere Giordano Adornato - voce
Tracklist:
1. My Damnation 2. Addicted 3. Together As One 4. In My Eyes Return
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