Anathema - Hindsight (Peaceville Records 2008)
Come comuni fruitori della musica più o meno commerciale siamo abituati a ricevere, a periodi alterni, le compilation più disparate: dagli ultimi album alla raccolta dei migliori successi o di inediti. Hindisight degli inglesi Anathema non si discosta da questo, non credete? Sbagliato. Il gruppo dei fratelli Cavanagh esce con una compilation restrospettiva... completamente risuonata e donando a ciascuna canzone una tenue e delicata aura acustica. Gli arrangiamenti forniti dagli Anathema a dei loro classici del secondo periodo (diciamo, per chiarezza, dopo il doom-death penitente e sofferente degli esordi) prendono l'ascoltatore e lo trasportano, se non fisicamente, almeno spiritualmente in un'altra dimensione. Gli archi rendono i paesaggi sonori tipicamente brumosi in gemme di ottimo valore, in cui le performance di ciascuno fanno un passo indietro rispetto ad un amalgama complessivo di valore nettamente superiore alla somma dei singoli fattori. Dall'iniziale Fragile Dreams (con quel violino sofferente, ma che sa anche essere più propositivo e audace) al solo ed unico pezzo nuovo, Unchained (Tales of the Unexpected), i fratelli Cavanagh sondano i labirinti emotivi, la struggente passionalità di un incontro e il dolore di una perdita... come scivolare fra le dita, come se fosse un lungo inverno da quel giorno (la stupenda A Natural Disaster, la cui presenza vale il prezzo del Cd, se non bastasse la cornucopia che c'è in questo disco). La naturalezza degli arrangiamenti acusticheggianti gioca a favore del gruppo, che trasforma pezzi già in se completi e intensi in piccole suite di malinconica bellezza. Dove gli archi e gli strumenti a corda non riescono a toccare le corde dell'emotività, ecco fare capolino timidamente (ma presente e importante) un pianoforte a contrappunto (Leave No Trace, Inner Silence). Se il piano diventa padrone, ecco scaturire una delle migliori canzoni per un addio (ma ci sono buone canzoni per un addio?): One Last Goodbye, 6 minuti di pura magia (...in my dreams i can hold you...). Il disco si chiude con la già citata Unchained, in cui chitarra e voce la fanno da padrone, mentre il violoncello riempie gli spazi con le sue dolenti note (che contrastano con le partiture leggere ed ipnotiche della sei corde). Hindsight va sorseggiato come il buon vino, tranquillamente, un sorso alla volta e lasciando che tutti i profumi si esprimano al loro meglio. Un disco che non è nuovo, ma che piacevolmente fa riscoprire canzoni che, più o meno superficialmente, pensavamo di conoscere.
8/10
Website: www.anathema.ws
Lineup: Vincent Cavanagh - vocals, guitar Danny Cavanagh - guitar, vocals, keyboards Lee Douglas - vocals Les Smith - keyboards
Tracklist: 01. fragile dreams 02. leave no trace 03. inner silence 04. one last goodbye 05. are you there 06. angelica 07. a natural disaster 08. temporary peace 09. flying 10. unchained (tales of the unexpected)
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