Carcass - Surgical Steel (Nuclear Blast - 2013)
Dopo 17 anni i Carcass ritornano in studio e danno seguito al contestato Swansong. Finalmente si potrebbe dire. La band inglese, infatti, è una di quelle che ha posto le coordinate stilistiche del death metal, con album seminali come Necroticism, prima, e poi con quel capolavoro di death melodico di nome Heartwork. La prima domanda che ci si può chiedere è: come è questo Surgical Steel? Segue le coordinate di Swansong o porta avanti un discorso molto più death, recuperando elementi grind e melodic death? Eliminiamo i dubbi, Surgical Steel si riconnette fortemente a Heartwork, lasciando poche incursioni nel groove assassino che aveva caratterizzato Swansong. Il vero problema è che, come per i Black Sabbath con 13, il fatto di essere un album così fortemente/forzatamente collegato con il passato è il suo punto di forza e il suo punto debole nello stesso tempo. La forza di trovare quello che ci si aspetta da dei musicisti preparatissimi come Steer e Walker e la debolezza che i continui rimandi al passato non porranno mai questo Surgical Steel come album caposaldo della discografia. Un disco simbolo è quello che non si riconnette a niente che a sé stesso, pone lui stesso le coordinate. A parte questo fattore, però, la proposta dei Carcass versione 2013 (senza Amott e con Wilding come batterista - Ben Ash alla seconda chitarra è usato solo in sede live) è convincente. Il punto di riferimento è sicuramente Bill Steer, sempre sugli scudi in ogni frangente e dedito ad un recupero di sonorità heavy di stampo eighties per i solo. Probabilmente la palma del migliore in campo (vinta ai punti con Walker) è proprio di Steer, capace di stupire sia con passaggi che solitamente ci si aspetterebbe da Amott sia con il classico lavoro che è proprio di Bill. Non si può nascondere il grande lavoro che ha svolto per questo disco. Dopo l'iniziale strumentale ed una prima traccia di carattere thrash/death (in cui la linea vocale di Walker va a citare persino un grande classico dei Metallica dell'epoca), il disco si pone sulle coordinate melodic death che hanno fatto la fortuna di Heartwork (Captive Bolt Pistole è da incorniciare per resa). I brani sono ficcanti, incisivi, registrati badando al sodo e ad un suono più tagliente della precedente uscita discografica. Questo fattore influenza abbastanza la resa, togliendo un po' di profondità al sound, pulendolo e lasciandolo tagliente più che "grasso". Non mancano passaggi in cui il riffing affilato del death lascia spazio a momenti puramente groovy (che avrebbero beneficiato ulteriormente con un trattamento migliore in sede di mixing, ma...), con ottime parti ritmiche (es. 316L Grade Surgical Steel) o momenti melodici forniti da un ottimo Walker dietro il microfono (es. The Granulating Dark Satanic Mills). Menzione speciale anche per Mount Of Execution, traccia lunga e con diverse anime: da quella più death metal melodica a quella derivata da Swansong per il riffing groovy che si fa spazio nell'ordito. Oltre otto minuti di summa Carcass-iana, un piccolo compendio sonoro.
VOTO: 7,5/10
Lineup: Jeff Walker - Basso e Voce Bill Steer - Chitarre Daniel Wilding - Batteria
|