Celtic Frost - Monotheist (Century Media 2006)
I Celtic Frost (pronunciato Keltic Frost). Un nome che mancava da molto tempo nei magazine e di cui Tom Gabriel Warrior aveva ricominciato a parlare nel 2000, ora è riapparso. Ufficialmente erano spariti dalle scene nel 1989 ovvero l’anno in cui usciva Vanity / Nemesis, album che doveva ristabilire la posizione di una band che dopo l’uscita del terribile Cold Lake aveva perso la sua immagine estrema a favore di una svolta pseudo-commerciale che si basava sui gruppi Glam-Metal e che vedeva un Tom Warrior con tanto di capello cotonato e rossetto rosa (orribile…). Un gruppo che ci aveva regalato tre pietre miliari di musica estrema quali Morbid Tales (1984), To Mega Therion (1985), Into The Pandemonium (1987) sembrava essere arrivato al capolinea e destinato a non far più parlare di sé… E così è stato per diciassette anni…Dopo tutti questi anni di silenzio, eccoli di nuovo rinascere dalle proprie ceneri come fa la Fenice. I Celtic Frost non sono ritornati come fanno molti gruppi con l’idea di riformarsi per fare un po’ di quattrini, magari per il nome può essere, ma il discorso musicale intrapreso risulta essere ancora più sperimentale e ci fa vedere che Tom Warrior e Martin Ain hanno ancora da dire qualcosa e lo fanno perfettamente senza seguire i trend o senza riproporre un Into The Pandemonium Part II. Il gruppo è stato nel silenzio perché evidentemente aveva terminato tutto quello che poteva dire all’epoca, ma ora è tornato più forte che mai e non per ripescare i fasti del passato ma per sperimentare, per anticipare i tempi come aveva già fatto nei primi anni Ottanta, per lasciare ai posteri un’altra pietra miliare targata Celtic Frost ed aprire nuove vie da percorrere nel Metal Estremo. Il lavoro presenta dei mid tempos che vanno dritti al cuore di chi ascolta, il suono è oscuro e pesantissimo ed i pezzi sono eterogenei. Si prenda ad esempio Progeny, la prima traccia, è un pezzo prettamente metal che mostra la violenza dei nuovi Celtic Frost; si salti ora a Obsured, la settima traccia, vi si respira l’influenza Apollyon Sun unita alle voci femminili e dalle atmosfere suadenti e così via. Parlandone troppo si rischia di sminuire il lavoro di Tom Warrior e soci, l’unica cosa da fare e sedersi ed ascoltare attentamente questo capolavoro avendo la mente aperta e facendosi catturare da queste dodici tracce. In passato hanno aperto le strade ai gruppi Black e di sicuro saranno presi in considerazione da molti per la loro proposta.
9,5/10
Web: Sito ufficiale: www.celticfrost.com
Lineup: Tom “Warrior” Gabriel Fischer - Martin Eric Ain -Vocals Tom “Warrior” Gabriel Fischer- Guitar Martin Eric Ain - Bass Franco Sesa - Drums
Tracklist: 01. Progeny 02. Ground 03. A Dying God Coming Into Human Flesh 04. Drown In Ashes 05. Os Abysmi Vel Daath 06. Temple Of Depression 07. Obscured 08. Domain Of Decay 09. Ain Elohim 10. Totengott 11. Synagoga Satanae 12. Winter (Requiem, Chapter Three: Finale)
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