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Intervista Opeth
Scritto da Stefano   
Giovedì 30 Settembre 2010 22:12

Intervista Opeth

Opeth

 

02 Giugno 2006
Il Gods Of Metal è un’occasione unica per riuscire ad incontrare (ed intervistare) “quelli che contano” all’interno del circuito estremo della musica. TheMurderInn non si è fatta scappare l’occasione, riuscendo ad incontrare ben tre artisti di calibro internazionale: Opeth, Satyricon e i sempreverdi Sodom. La rassegna delle interviste incomincia con quella rilasciata da Peter, chitarrista degli Opeth, solo perché temporalmente effettuata prima delle altre. Ma lasciamo la parola a Peter e smettiamo questi preamboli lunghi e fastidiosi.

Stefano: Ciao Peter, piacere di conoscerti. Pronto all’intervista? Incominciamo subito con una domanda d’attualità. Lopez ha lasciato il gruppo e, al suo posto, avete preso una vecchia conoscenza della band. Puoi spiegarci il motivo dell’uscita dal gruppo?

Peter : Lopez ha avuto qualche mese per riprendersi dai problemi che aveva, ma non avevamo la certezza che riuscisse a reggere tutti i tour che facciamo. Li abbiamo dato del tempo per decidere se se la sentiva di fare tutti i concerti che avevamo in programma e ha deciso così perché non voleva rischiare eventuali ulteriori problemi. Ha anche un altro gruppo che non ha ancora un nome, e in un certo senso è triste perché abbiamo avuto diverse esperienze insieme e abbiamo passato insieme diversi anni (un bel periodo), ma, comunque, li faccio i miei migliori auguri per il futuro.    

Stefano: Torniamo a parlare della vita attuale del gruppo. Come sta andando la serie di concerti a supporto del vostro “Ghost Reveries”? Com’è stato il feedback del pubblico?

Peter: Il feedback è molto buono. L’album non è più nuovo (è uscito 10 mesi fa), le recensioni erano buonissime. Siamo in tour da una decina di mesi circa. L’album è stato accolto bene in tutto il mondo e di questo siamo molto contenti.

Stefano: Pensi che le sempre più marcate attitudini al progressive del gruppo siano ormai state assimilate anche dal pubblico? In fin dei conti possiamo dire che “Ghost Reveries” è un album che ha spostato la percezione di quello che sono gli Opeth un passo più avanti. Pensi che la definizione di gruppo prog-death sia una limitazione?

Peter: È stato un processo che è durato nel tempo, ci saranno dei fan che ritengono Orchid o “Morningrise” degli album un po’ migliori dell’ultimo; ma alla maggior parte del pubblico piace molto il nuovo stile. Dal punto di vista dei concerti, abbiamo fatto un tour di supporto ai Cradle of Filth e adesso siamo già arrivati a fare il nostro tour da headliner. Sembra che il pubblico abbia imparato ad apprezzare quello che facciamo. Non abbiamo fatto dei cambi inaspettati ma è stato un processo di evoluzione durato diversi anni. Credo che i nostri fan abbiano fatto questo percorso insieme a noi. Comunque ribadisco che probabilmente ci saranno fan che preferiranno Orchid a questo nuovo. Puoi chiamare la nostra musica come vuoi. Noi non pensiamo in questi termini (in termini di etichette). Puoi chiamare il nostro stile death-metal o prog o cantautorale, ma risulta essere solo una denominazione. Noi non pensiamo in questi termini e non diciamo che questo ultimo album è prog. Possiamo fare quello che ci pare sul prossimo album, perciò non siamo limitati. In un certo senso direi che il primo album era più progressivo, visto che i pezzi sono più lunghi e le strutture più complicate e più strambe che sull’ultimo album. I pezzi più nuovi sono più semplici.

Stefano: Cosa possiamo aspettarci dal prossimo album?

Peter: Siamo circa metà del tour e saremo in tour fino alla fine dell’anno, poi faremo una pausa. Per adesso non sappiamo cosa faremo dopo. Ancora non abbiamo dei programmi, vediamo dopo cosa succede.

Stefano: Siete uno dei pochi gruppi in cartellone ha suonare anche delle ballate…

Peter: ah ah (risate)… direi proprio di si.

Stefano: … collegandomi a questo. Ho letto sul vostro sito i session-diaries delle registrazioni degli album “Damnation” e “Deliverance”. Pazzeschi. Possiamo dire che da una situazione difficile siete riusciti a creare qualcosa di bello. Puoi raccontarci qualcosa?

Peter: Siamo abbastanza sotto pressione quando abbiamo un programma fisso. Quando abbiamo registrato quegli album (Damnation – Deliverance) non sapevamo cosa stavamo facendo. Pensavamo di fare qualcosa di “smooth”, ma siamo finiti in uno studio di merda. Questo ha creato qualche problema. Credo che gli album sono venuti bene, ma hanno quasi annientato il gruppo. Cercar di registrare due album nello stesso tempo, quando normalmente ne fai uno, ovviamente non è stata un buona idea. Volevamo fare entrambi gli album a tutti i costi e perciò abbiamo deciso di provare. Alla fine siamo riusciti a finire il progetto ma non si sentiva quasi niente del piacere di essere in un gruppo.

Stefano: Siete una band che, fortunatamente, pur avendo composto delle pagine importanti della musica non è stata costretta a ripetersi, a replicare continuamente l’album di successo. Come siete riusciti a ritagliarvi questo spazio di libertà?

Peter: Credo che bisogna stare attenti, una volta che si comincia a ripetere lo stesso schema questo significa che la tua carriera si sta esaurendo. Abbiamo un mucchio di influenze diverse e in questo siamo diversi dagli altri gruppi, perché ascoltiamo tutti i generi di musica e siamo delle persone molto diverse nello stesso gruppo. Cerchiamo di fare rientrare tutte queste influenze nella nostra musica e, col tempo, continuiamo ad ascoltare un sacco di altra musica nuova che poi influenza la nostra scrittura, credo che ci ispiri a scrivere pezzi che sono un po’ diversi da quello che abbiamo fatto prima. Per esempio sull’ultimo album, ovviamente vogliamo che si senta che sia un album degli Opeth, ma volevamo inserire elementi che stupissero i nostri fan, perché diversi da quanto scritto fin’ora. A volte può essere difficile ma cerchiamo sempre di non ripetere un cosa che abbiamo fatto su un altro album. Una volta che inizi a ripeterti è la fine della tua carriera. Per ora siamo stati fortunati, ma non si sa mai. Credo che tutti i gruppi giungano ad un punto che non capiscono che hanno incominciato a ripetersi, noi fin’ora non ci siamo giunti.

Stefano: Akerfeldt è il maggiore compositore della band, da cosa trae ispirazione? Te invece?

Peter: Le influenze possono essere molto diverse e in gran parte è la musica che ispira di più, ma possono anche essere, soprattutto per quanto riguarda i testi, degli eventi, degli avvenimenti di qualunque parte del mondo. Ma in quanto alla musica che scriviamo noi, la maggiore influenza è la musica che ascolta.

Stefano: Secondo te i testi hanno subito un’evoluzione pari a quella della musica?

Peter: Credo di si, perché siamo più che altro un gruppo che parla attraverso la musica. Questo credo che sia così anche per il resto del gruppo. So che Mikael da importanza sia alla musica che ai testi. La musica, fino ad un certo punto è più importante, ma penso che i nostri testi siano migliorati album dopo album. Credo che lui sia il migliore di noi a scrivere testi, credo che più esercizio fai, meglio diventa la musica che produci. Credo che sia molto importante scrivere testi che si abbinino bene alla musica, perché credo che quando hai un pezzo che ti piace ma un testo di merda, il pezzo è rovinato. D’altra parte un pezzo che non ti piace, con un testo che ti piace, rende comunque. Perciò credo sia importante dei buoni testi. Comunque crediamo i testi devono riferirsi agli aspetti dell’album e non devono essere politici.

Stefano: Il maggiore uso delle clean-vocals a cosa è dovuto? Il growl non riusciva più ad esprimere compiutamente quello che avevate da dire anche in termini di linee vocali?

Peter: Tutti nel gruppo adoriamo gli screaming vocals, è la cosa più estrema che si possa fare con la propria voce. C’è un punto in cui non si può andare oltre. Non sarà mai un cantante perfetto per quanto riguarda le clean vocals, ma è un ambito che si può esplorare. È un’area più interessante che i death-metal vocals. Terremo sempre le voci death, ma cercheremo di esplorare ancora oltre le voci clean, perché si possono fare tante cose nuove.

Stefano: Parlaci un pochino dei Sorskogen… ( qua è avvenuta una incomprensione, data anche dal fatto che ero fuori tempo massimo per l’intervista e, probabilmente, ha capito che volevo sentire qualcosa sul paese Sorskogen e non sul progetto musicale Sorskogen, N.d.A.)

Peter: È il posto dove è cresciuto lui (Mikael) ed è un’area al di fuori di Stoccolma con un laghetto (dove sono cresciuto io). Siamo cresciuti li insieme, è un gran bel posto sub-urbano, ma è ancora bucolico. Ci sono laghi e boschi. È un bel posto dove si può sempre tornare ed ispira.

Stefano: L’intervista è finita e TMI ti ringrazia per la disponibilità. Ti lasciamo un po’ di spazio per poter fare un ultimo commento ai vostri fan. (anche se, a dire il vero, come frase è uscita piuttosto come: “dicci le tue ultime volontà…”.. infatti per questo la risposta parte con risate…N.d.A)

Peter: Eh eh (risate)…Siamo a Milano. è sempre bello in Italia e non vediamo l’ora di suonare come apripista dei Venom. Siamo in alto sulla scaletta e cercheremo di fare un bello show.