Intervista Guilty Method |
Scritto da Ivo |
Martedì 05 Ottobre 2010 15:43 |
Intervista Guilty Method
18 Gennaio 2004
Mario(voce): I Guilty Method si formano nel 97, ma di quella formazione non rimane nessuno. Io sono entrato 1 anno dopo e il gruppo ha avuto varie evoluzioni. Nel 99 è entrato pandoro alla batteria. Un anno dopo è Sem (basso) ad arrivare, seguito da Ruggio (chitarra) nel 2001, ed infine nel maggio 2002 Rob, al violino. Ivo: Come riferimenti principali mi vengono in mente A perfect circe e Deftones, anche se riletti in una chiave molto personale… Mario: Ascoltiamo di tutto, basta che sia musica bella, non abbiamo un genere ben definito a cui facciamo riferimento, anche perché veniamo tutti da esperienze differenti. Ivo: Come siete arrivati alla registrazione del primo disco (Touch)? Mario: Siamo stati inseriti nella compiation del 2001 di Radio Lupo Solitario assieme ad atri gruppi di altro genere (Subsonica, 99 posse, Africa Unite) dopo un cd autoprodotto e, in seguito ad un live al Rolling Stones di Milano, siamo stati notati da Tommy Massara (Extrema) e Gianluca Galliani (7vite) con cui iniziammo una collaborazione con la loro etichetta (About Rock) che, dopo 2 anni, ci ha portato a touch. Ivo: E in studio com’è andata? Mario: Siamo arrivati con 17 pezzi e, grazie all’aiuto di Tommy e Gianluca, che assieme a Mario Riso e Dave Rodgers sono i produttori dell’ album, abbiamo fatto una scrematura ed un perfezionamento dei pezzi. Ivo: Sul palco siete molto affiatati… Mario: Suonare live è tutto. Abbiamo aperto per tantissimi gruppi, dei generi più disparati (Nevermore, Downset, Mudwayne, Type o negative, Prong, Extrema, Linea 77) e senza pregiudizi, a patto che il pubblico non ne abbia nei nostri confronti. Ivo: E il cd come va ? Mario: In questo tour promozionale il riscontro è positivo. Sia le recensioni che l’attività live sono ottime, anche se è presto per trarre delle somme, visto che touch è uscito a novembre. Ivo: Siete un gruppo italiano che fa un genere molto apprezzato all’estero. Pensate che fare musica in Italia sia più difficile? Ruggio: Secondo noi sì. L’essere un musicista italiano non è altro che un difetto. Qui la cultura imperante è quella delle veline! Ivo: come mai un violino nella line up? Robb: E’ tutto nato per caso. Pandoro gestisce una sala prove dove Ruggio ed io suonavamo in un gruppo rock anni 70/80 e Mario, sentendoci, ha voluto avviare una collaborazione. All’ inizio doveva essere solo per due pezzi, poi invece… Ivo: Aspirazioni future? Mario: Riuscire a vivere con la musica. Anche se costa sacrifici e privazioni. Smetteremmo di suonare se non ci divertissimo più. |