IN FLAMES + SOILWORK + PAIN 23-10-2002 Milano - Alcatraz
Quella di Milano non é stata una trasferta ma un susseguirsi di sorprese. Partiti da Udine dopo pranzo, arriviamo sul posto con un anticipo di almeno un ora sull'inizio del concerto; il che ci permette di parcheggiare di fronte all'ingresso di via Valtellina - dove si trova il famigerato locale - accaparrarci il biglietto d'ingresso e trastullarci a lungo con birra e affini. La prima sorpresa arriva proprio all'acquisto del biglietto che, tra i gruppi in scaletta per la serata, annovera ovviamente In Flames ma non i cari Soilwork - sostituiti da Blackshine - con grave disappunto - che possiamo riassumere con un "orcodio!" - dei componenti l'allegra comitiva. Il pretesto sembra sufficiente ad animare una discussione composta di "io te l'avevo detto! c'era scritto su una fanzine al concerto dei Converge" e "vaccaboia ho controllato su almeno tre siti, compreso quello del locale e c'era scritto "Soilwork!". Nel frattempo si spalancano le porte alla orda di metallari e con la dovuta calma, veniamo risucchiati anche noi all'interno. Bada ben che il concerto é già iniziato da mò e ci becchiamo gli ultimi due pezzi dei PAIN - e qui me ne duole per i loro fans - che a me sembrano i Ramshtein. L'ansia si protrae durante il cambio palco fino a che il mitico Speed non compare introdotto dalla musichetta di Super Mario Bros. ed é subito doppia soddisfazione: prima di tutto perché sono i nostri super SOILWORK, secondo perché attaccano con una magica "Follow The Hollow". Il suono é potentissimo e l'esecuzione impeccabile. Favolosi. Alteranno nell'esecuzione brani dal recente "Natural Born Chaos" - "As We Speack","The Falmeout", la stessa title track - da"Chainart Machine" e "A Predator's portrait". Unica delusione rispetto alla scaletta, riguerda prorpio l'assenza di chicche come"Neurotica Rampage" e "Grand Failure Anthem". Sul palco i nostri sono un po' fermi - tranne il bassista che si muove anche per gli altri e sembra una versione metal dell'Albert di Candy Candy; un vero signore! - ma non deludono assolutamente le aspettative del pubblico. Sei o sette pezzi, non di più, sigletta "That's all folks!" finale e lo spettacolo é già finito. Saranno state le otto e mezza. Si comincia subito a lavorare per preparare il palco agli headliners, gran parte del quale era stato fino ad ora coperto da teli e si scoprono due grandi stelle formate da fari bianchi, sovrastate da un'impalcatura di circa tre metri sulla quale sta la batteria. File di fari bianchi anche tra gli amplificatori e due gigantesche"IF" in alto, dietro il palco; il tutto accompagnato da un sottofondo blues molto familiare che però non so riconoscere. Chiedo venia. Quasi kitch. In breve IN FLAMES sul palco - tutti rigorosamente in completo bianco tipo infermieri - ed é subito"Reroute To Remain". Paura. Il suono é di una potenza da lasciare senza fiato, e tutto il pubblico era sottomesso ad un"tiro" che poche altre volte mi é capitato di sentire. I primi tre pezzi li passo in headbangin' con le lacrime agli occhi. Altro che "poppy"! Questi spaccano tutto in ogni caso. Tra le prime anche"System" dal nuovo album, eccezionale! L'atmosfera generale é bellissima: dire che il pubblico é coinvolto é un puro eufemismo e sono proprio i nostri - Anders per primo - a creare un rapporto molto friendly con i presenti. Tengono benissimo il palco con una presenza agressiva e coinvolgente allo stesso tempo e non si dedicano alla mera esecuzionze delle loro canzoni. Trovo molto ben studiata la scaletta che spazia ampiamente lungo la discografia - un gran peccato da parte mia non conoscerla veramente a fondo - rendendo il concerto molto godibile. Veri momenti di estasi del pubblico sono"Only For The Weak" - spaventoso quanto riescano a far rendere a livello di impatto un canzone così melodica - e "Trigger". A mio avviso anche"Drifter" é spettacolare. Suonano per circa un'ora e mezza lasciandoci veramente soddisfatti. Praticamente, un concerto perfetto. Dispiace quasi dirlo, ma una volta usciti, conveniamo tutti che la differenza tra loro e Soilwork si é sentita. Punto di vista per noi del tutto inaspettato. Uno sguardo all'orologio e ci accorgiamo che sono appena le dieci e mezza, al che ci girano parecchio i coglioni perché proprio a Speed e gli altri si sarebbe dovuto lasciare più tempo per darci prova delle loro indubbie capacità. Tutto sommato, spero di vedere ancora molti altri concerti come questo.
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