W:O:A 2013
Era come sempre un sabato sera - o sarebbe il caso di dire domenica mattina - Wacken Open Air 2013 era appena finito e non vedevo l'ora di raggiungere una connessione internet per dare subito un'occhiata alle band già confermate per l'edizione 2014. Arrivato a casa la sorpresa più grande non sono stati i Prong o gli Emperor, ma vedere che W:O:A 2014 è già sold-out! Al che mi sono chiesto come possa essere possibile e, anche se le tempistiche della cosa rimangono incredibili, quanto segue è il resoconto delle mie motivazioni.
MERCOLEDÌ Al di là del fatto che è sempre più grande, ancora più grande, e che arrivare mercoledì pomeriggio comincia ad essere già tardi per piazzare una tenda senza incorrere in discussioni, non sono certo pochi stronzi a rovinare un atmosfera che è già ottima fin dall'inizio. Tanto per capirci, non fa in tempo a calare il sole che due simpatici tedeschi ci invitano al loro BBQ. Anche se la Main Stage area è ancora chiusa, l'organizzazione si è data da fare per intrattenere chi è arrivato già nella prima metà della settimana. Il Bier Garten è ben pieno di metallari che si sollazzano con della schlagher, quella specie di turbo-folk bavarese da Oktoberfest. Intanto, al Bull's Head City Circus, c'è Mambo Kurt, un tizio con in programma addirittura più di uno show che consiste in lui che suona cover spiritose di Böhse Onkelz, Welcome to the Jungle, The Final Countdown e vari evergreen tedeschi che non conosco. Il tendone è pieno di gente ma io non lo trovo ne divertente ne interessante. A risollevare un po' i toni della serata ci pensa il Metal Karaoke dal vivo, e intendo dire con una vera band di tutto rispetto. Il mercoledì sera avrei comunque preferito vedere il concerto di qualche gruppo sconosciuto di chissà dove ma che spaccasse il culo, visto che una volta aperti i grandi palchi ce n'è già abbastanza a seguire big e meno big acts.
GIOVEDÌ Quest'anno non ci siamo fatti cogliere di sprovvista dalla possibilità di trovarci in mezzo a decine di centimetri di fango e ci siamo portati gli stivali da casa, ma un giro in paese per comprare un po' di viveri e vedere un po' del consueto freak-show non ce lo facciamo scappare. Sorpresa, sorpresa, ci troviamo nel bel mezzo di un set cinematografico infarcito di bratwürst: "Wacken The Movie 3D", un documentario sul festival che sono davvero curioso di vedere.
A pomeriggio inoltrato (solita) apertura ufficiale con gli SKYLANE, cover band di Guns n' Roses, Whitesnake e Led Zeppelin per i quali a mio avviso vale lo stesso discorso del mercoledì sera. Comincio ad avere un problemino a Wacken: sono abbastanza i gruppi che ho visto e poi rivisto qui senza particolari elementi che ne abbiano valorizzato particolarmente la nuova apparizione. Questa volta tocca agli ANNIHILLATOR, qui per spingere il nuovo disco e interessanti più che altro per l'atmosfera festaiola che creano fin da subito.
Riusciamo a vedere solo in parte il set degli inglesi THUNDER. Quelli che per me erano solo un gruppo di vecchi a cui dare un'occhiata - beata ignoranza! - si rivelano essere dei fottutissimi re del rock n' roll ed il loro cantante diventa subito l'immagine di come sarei felice di essere da vecchio.
Se sentire quel cazzo di riff tanto fantastico quanto ormai insopportabile suonato dal vivo dai DEEP PURPLE è un momento importante della vita, ecco che posso spuntare anche questa dalla lista delle cose fatte... Tra l'altro con Uli John Roth come ospite. Cazzate a parte e con rispetto parlando, non sono mai stato un appassionato dei suddetti, quindi mi annoio abbastanza e trovo conferma dei miei gusti musicali.
Giunge l'ora di quelli che, con tanto di menzione nel discorso di apertura di ieri, sembrano essere non solo gli headliners di stasera ma di tutto il festival. Per i RAMMSTEIN accorre chiunque, anche chi viene a Wacken per stare sempre in tenda a bere. L'enorme area concerti diventa una scatola di sardine a tal punto che riesco a ritrovarmi con i piedi che non toccano per terra! Non sono un fan nemmeno di questi, ma lo spettacolo è assolutamente tale: ho di fronte un teatro in piena regola con attori più che musicisti, fuoco, fuochi d'artificio, tapis roulant, cazzi grandi e giganteschi, effetti speciali allo sperma e dei suoni grossi quanto un orizzonte di camion che sollevano polvere a tutta birra prima di investirmi.
Tuttavia, a tre pezzi dalla fine devo lasciarli perché è più grande la curiosità di vedere lo spoken word di HENRY ROLLINS visto che l'anno scorso gli ho preferito la compagnia di un amico che non vedevo da troppo tempo ed i Gamma Ray. Davanti a me, un uomo tutto di un pezzo che con l'entusiasmo di un adolescente maturo fa comprendere a tutti come le migliori esperienze della sua vita gli si siano rivelate grazie alla musica: dall'essere picchiato da ragazzino dai compagni di scuola neri per poi diventare amici ed essere accettato ballando i Jackson Five, oppure iniziare per strada una lunga amicizia grazie ad una spilla dei Motorhead, con un tizio da cui pensava di prenderle (Scott Vino), piuttosto che aprire gli shows dei Motorhead, dei Ramones e di Ozzy fino ad arrivare a vedere i Black Sabbath in sala prove. L'energia che riesce a trasmettere solo con le parole e la sua mimica mi fa rendere conto, ancora una volta, che sono di fronte ad uno che ha contribuito a cambiare il mondo, e che certa gente, l'inaffondabile voglia di contribuire con le proprie visioni a quel processo, ce l'ha nel sangue.
VENERDÌ Tra sole, pioggia, fango e disidratazione cominciamo a sentire i ritmi "lavorativi" tipici da W:O:A. Per fortuna dopo la sognata e meritata colazione, arrivano finalmente i blast-beats che mi sono mancati finora con i NEAERA che scaldano per bene gli animi per una giornata che si anticipa davvero fitta. Subito dopo si cambia stile con i TRISTANIA e la tutta italiana Mariangela Demurtas alla voce. Visti mesi addietro in tour quando stavano ancora scrivendo il loro ultimo Darkest White, trovo il nuovo materiale ed il loro set più aggressivi e diretti, e la cosa non può che farmi piacere.
Tra le mie grandi curiosità di quest'anno, e dopo una prima deludente esperienza causa pessimi suoni nell'aprire per i Metallica anni or sono, i GOJIRA sparano il loro set con furia e devozione. Scende una coltre di oscurità anche se c'è il sole e riescono a darmi davvero la sensazione di essere trasportato dalla intensità della loro performance. Decisamente tra i momenti più alti di questa edizione del festival.
2013 è per me un W:O:A di cui il bill visto su internet mesi prima non mi ha entusiasmato particolarmente, ma ecco che si continua con le sorprese. Dopo averli ascoltati qui e là sulle radio on-line, trovo parecchia soddisfazione nel godermi un live davvero accattivante dei POWERWOLF. Le corna finiscono in cielo ad ogni nuovo riffone senza doversi minimamente sforzare, la prossima birra mi arriva in mano senza nemmeno doverla chiedere, è venerdì, siamo a Wacken e tutto fila come ci aspettavamo che filasse, o meglio.
Si passa ad ISHAN in versione solista accompagnato da uno stuolo di giovini. Proprio di ricerca solista si tratta visto che più che nel territorio black degli Emperor ci troviamo su sonorità vicine ai Cult Of Luna. Il live passa liscio e godibile.
Anche oggi Mr ROLLINS ha uno spoken word in programma e, anche se la prima parte e la stessa di ieri e di quello che riconosco essere un vero e proprio monologo, nella seconda cerca di fare chiarezza sul popolo americano, su come i figli non debbano necessariamente diventare la copia di loro genitori e quindi nemmeno i popoli quella dei loro governi... Anche se mi viene da dire che se nel primo caso sappiamo chi genera chi, nel secondo la cosa non è altrettanto definita. Racconta di come stia cercando di sovvertire il governo dello Sri Lanka copiando Iggy and The Stooges ed un altro tera bite di buona musica del pc di un quindicenne locale appassionato di death metal e di come creda che siano proprio eventi e persone come a Wacken a dare fiato alla sua voce.
Infervorati da nuova energia ci spostiamo sul palco di lato senza nemmeno immaginare che i MUSTASCH sarebbero stati qualcosa di cui avrei continuato a parlare per mesi. Attaccano con il primo pezzo e tutti i presenti si ricordano subito cos'è l'hard rock, di come si sono sentiti la prima volta che hanno incontrato il disco che gli ha cambiato la vita e che gli macchiati indelebilmente di nero. Cari lettori, parliamo di tiro inarrestabile ad altissimo voltaggio e voglia di averne ancora, ancora e un'altra birra e poi ancora...
Purtroppo la vita impone delle scelte ed il sottoscritto deve abbandonare cotanto set per vedere per la prima volta una tra le leggende viventi di New York. È l'ora degli AGNOSTIC FRONT e, a giudicare dalle dimensioni del pit, vedo che al festival metal più metal che c'è la voglia di HC è ogni anno più grande. Stigma, Miret e soci fanno scuola e vittime come se non ci fosse domani ed il circle pit mi risucchia fin dal primo riff. La loro reputazione li precede e con merito... Salgono sul True Metal Stage i SABATON ed è, dopo i Rammstein, il live più sentito dalla folla fino ad ora. Sono maledettamente simpatici, spaccano tutto, scolano birrette sul palco, ed io sono imbambolato a misurare le mazzate che il batterista più hard-core di tutta la rasssegna tira su un kit che in mano sua sembra cassette della frutta sotto un trattore.
Non importa quante volte uno li abbia visti, i MOTORHEAD sono sempre i Motorhead anche se dopo solo mezz'ora di Rock n' Roll allo stato dell'arte si fermano perché Lemmy non ce la fa e non escono più. Per un attimo ho temuto di avere visto l'ultimo concerto dei Motorhead, per fortuna non è così.
Di storie di bands se ne sentono molte e spesso sono fatte di gente a suo modo straordinaria. Non so se questo sia il caso anche per loro, ma di sicuro straordinaria appare la vicenda degli ANVIL, riportati in auge da un bellissimo documentario e qui felici di intrattenere il pubblico di Wacken mentre comincia a farsi tardi. Lips è ne più ne meno quello del documentario. Arriviamo proprio mentre fa il suo assolo suonando la chitarra con il dildo, ci becchiamo sia Mothra che Metal On Metal e tutto sommato, anche se senza gravi pecche, li trovo semplicemente fuori tempo massimo. Da sottolineare però la prestazione di Rob, batterista formidabile e una di quelle persone per cui metal ed età non hanno niente di che spartire. Complimenti davvero!
Un po' di pacchianissimo wrestling e poi via verso il Party Stage per vedere gli AMORPHIS. Aprono il loro set con il materiale più acustico e palloso e rimpiango di non essere in tenda a riposarmi.
Quando i toni si rifanno pesanti la truppa concorde decide di muoversi di nuovo per vedere ULI JOHN ROTH. Non me ne vogliano i fans, ma dopo mezz'ora di live che non alimenta la mia fiamma nera, approfitto del palco al coperto e del suolo asciutto per farmi una bella dormita.
Nemeno i GRAVE DIGGER riusciranno a distogliermi dal mio cammino verso le terre di Morfeo.
SABATO Giretto al Metal Market inutilmente alla ricerca di una maglietta che valesse veramente la pena comprare e poi ancora dei teutonici ad aprire le danze di prima mattina. Sono i CALLEJON, una sorta di rivelazione degli ultimi tempi in ambito metalcore nazionale. Niente di nuovo sotto il sole ma l'energia è buona.
Non che avessi grandi aspettative ma da uno dei miei gruppi preferiti di sempre non mi aspettavo certo che fossero la più grande delusione di tutto il festival. Spero abbiano avuto dei problemi, visto che il loro cambio palco è durato una vita per poi avere dei suoni vergognosi - unico gruppo in tutta la rassegna! - e zero botta. Iniziano con Demanufacture, un pezzo che tuttora quando lo ascolto mi fa venire il sangue agli occhi e voglia di divellere le porte di casa. In questo caso però mi fa solo cascare i maroni. Burton non è mai stato intonato, per carità, ma non è la prima volta che li vedo e c'è un limite a tutto. Come ai bei tempi seguono con Self Bias Resistor e lì decido di andarmene per non rovinare ulteriormente alcuni tra i migliori ricordi della mia adolescenza.
Non è cosa nuova che SCOTT IAN sia un animale da palco ed ora anche nel ruolo di stand-up comedian. Aiutato da una serie di illustrazioni, racconta come al bancone di un bar è nata l'amicizia con Lemmy e com'è finita la serata... E' ora di tornare all'area concerti dove DIE APOKALYPTISCHEN REITER spaccano ma io il folk metal non lo digerisco.
Tuttavia, il vero momento epico sta per arrivare accompagnato dalla pioggia che renderà ancora più infernale il set dei LAMB OF GOD. Il combo di Richmond attacca come ci si aspettava con Desolation ed è subito macello. Circle pits di fango sulle note di Laid To Rest, Walk With Me In Hell e Redneck. Randy raccomanda alla folla di raccogliere subito da terra chi cade ed è decisamente colpito dalla potenza del pubblico di Wacken.
Ecco che finalmente uno dei sogni di tutta la vita diventa realtà: gli ANTHRAX sul palco con Joey belladonna alla voce. Ian, Benante e soci continuano ad essere una garanzia, pagano un gradito tributo a Dimebag e Dio e riportano sul campo di battaglia affilatissimi capolavori come Deathrider, Caught In A Mosh, Antisocial e I'm The Law.
Un concerto come quello appena chiusosi, in condizioni normali, mi metterebbe di buon umore a sufficienza per una settimana intera. Oggi invece mi mette in corpo l'energia per godermi il set di DANZIG in grandissima forma e incazzato come sempre. Già ero felice dopo Mother e Dirty Black Summer, ma il frontman dei Mistfits pare non voler far dimenticare a nessuno che quello era lui e per chiudere con quello che per me è stato il climax di tutto il festival, chiama sul palco niente meno che il Signor Doyle in persona e di lì sparano Astro Zombies, I Turned Into A Martian, Die Die My Darling e Last Carress. Su quest'ultima arriva sul palco anche Randy dei Lamb Of God a fare due dei suoi gorgheggi per rendere l'aria di festa ancora più saporita. Good times!!!
Onesto anche il concerto dei TRIVIUM che ricostruiscono con le scenografie sul palco l'artwork del loro ultimo disco e non deludono le aspettative, facendo remare nel fango una lunghissima catena di fans.
Se per qualsivoglia motivo - anno di nascita, geografia, mancanza di soldi, ecc. - uno si è perso qualche pietra miliare di questa storia, il W:O:A è sempre un'ottima occasione per recuperare un po' di terreno e per me questa è la volta di ALICE COOPER. Vero e proprio circo dell'orrore che l'ha reso famoso, ma vederlo dal vivo è un'altra cosa. Già che ci sono non mi tiro indietro dal dare un'occhiata a NIGHTWISH che, devo ammetterlo, mi sorprendono quanto ad efficacia delle loro composizioni nella versione dal vivo. Davvero godibili mentre aspetto di ricongiungermi con la truppa. Un festival tanto devastante può finire solo nel modo più devastante con un epico live dei MESHUGGAH. Un'ora di mantra serratissimi, luci ipnotiche e poche parole, al punto da mostrarmi come la ricerca in ambito sonoro fatta dagli svedesi risvegli nelle persone qualcosa di atavico che sfocia in danze tribali e wall of death che sembrano più a delle lotte propiziatorie, senza che arrivi alcun incitamento dal palco. Potenza, magia, estasi. Alla prossima!
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