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Wacken Open Air 2003
Scritto da Webmurder, Ivo, Albi   
Sabato 08 Novembre 2003 12:02

W:O:A
(Wacken Open Air)
2003

Metal Book Thruough The continent #2:

 

Eccoci qua!!!! Terzo anno consecutivo per The Murder Inn.it al W:O:A, ma questa volta ufficialmente investiti del titolo di PRESS!!!
Questo non lo diciamo per tirarcela, ma il fatto è che la differenza si vede e soprattutto si sente….nell’area press infatti il nostro lavoro è stato molto agevolato, dalle infrastrutture minuziosamente concepite all’organozzazione.
Cominciamo ora dall’inizio degli eventi……
Appena arrivati siamo stati accolti nel campeggio riservato alla stampa, dopo aver sbrigato un paio di faccende burocratiche per il nostro riconoscimento, dopo avrer trascorso le edizioni precedenti nell’area camping “normale”, ci è sembrato tutto davvero molto più facile.
Magari un po’ meno folklore, ma stavamo come in albergo.
Chicca delle chicce la Backstage area, riservata a Press, Vip e Artisti dove oltre a vari stand enogastronomici e ad un attrezzatissimo centro stampa, abbiamo avuto la possibilità di sguazzare in una marea di loschi figuri che fino a quel momento avevamo solo ammirato negli artwork dei nostri album preferiti ( bevande non comprese…….sarebbe stato veramente troppo!).

PRIMO GIORNO:

Circle II Circle – Niente di sorprendente, anzi, come inizio un pochino deludenti, a cominciare dalla divisa da Hockey-Yankee oriented indossata dai chitarristi.
Sfoderano un repertorio che non ci ha convinti molto, e chiudono la loro apparizione con la cover di Welcome Home (Sanitarium) dei Metallica –nemmeno molto ben eseguita- unico modo per risvegliare un pubblico oramai assopito.

Annihilator – I migliori della giornata, anche se penalizzati nella prima parte della loro esibizione da una cattiva amplificazione.
Già che siamo entrati nell’argomento è doverosa una piccola parentesi: probabilmente a causa del fatto che tutte le bands eseguivano solo un veloce line-check, ai primi due,tre pezzi di ogni formazione, headliners compresi, non veniva resa giustizia.
Tornando ai nostri eroi canadesi, a cui va riconosciuta un’ottima presenza scenica, un Jeff Waters in piena forma con completino alla Anthrax, ed un nuovo e capace vocalist mandano il pubblico in delirio con i loro più grandi successi: Set The World On Fire, Welcome To Your Death, Alison Hell.
Un’esibizione travolgente che ci ha permesso di riassaporare il clima della Bay Area di fine anni ’80.

Victory – Quattro allegri anzianotti di cui avremmo anche fatto a meno.
Dobbiamo però ammettere che la perizia tecnica non era affatto trascurabile.

N.B. Durante la realizzazione della bozza di questo report, Webmurder è stato investito del titolo di Hadr Disc, naturalmente made in Brazil, e formattato almeno un paio di volte. Tutto ciò a causa della sua difficoltà nel rispondere ai comandi del resto dello staff.

 

Running Wild – Vero successo di pubblico, già dagli Annihilator il numero di presenze nell’area concerti era notevole, ma con i beniamini teutonici le proporzioni erano ulteriormente aumentate.
Anche se non fanno al caso nostro, davvero bravi nel loro genere.
Fanno salire di brutto la temperatura con i loro cavalli di battaglia: Welcome To Hell ed Apocalyptic Horseman.
Avrebbero fatto un favore a tutti, e soprattutto a loro stessi, se avessero lasciato perdere quel deprecabile assolo di batteria.
SECONDO GIORNO:
Dew Scented – Come prima band della giornata, sono serviti da apri pista e sono stati per questo un delle band più penalizzate dalla qualità dell’amplificazione. Decisamente incazzati, una bella riga di cazzotti in faccia ai presenti anche se troppo legati al modello THE HAUNTED dei quali comunque non riescono ad eguagliare l’originlità compositiva.

Extreme Noise Terror – Per chi non è mai venuto al W:O:A, in questi momenti si mette in chiaro subito che senza orari e senza regole, le bands aprono il culo. Per noi piccoli Italiani è solo l’ora della pastasciutta e i due terroristi teutonici alla “voce”, birra in mano e sguardo da killer alcolizzato, hanno guidato la band all’assalto.
Le casse caricate a pallettoni riversano sul pubblico tutta la furia grind-crust, alternta a parti mosh, che i cinque sanno esprimere.
La scaletta spazia tra pezzi recenti, grazie all’esperienza di tanti anni, e veri e propri inni grind come Bullshit Propaganda che scatena uno dei peggiori pit di tutto il festival.

 

The Crown – Band “rivelazione” del festival. Parte l’intro “House Of Hodes”, la gli svedesi non sono nemmeno sul palco e già gli animi si scaldano, perché tutto lo staff di The Murder Inn ben conosce la violenza di Crowned In Terror, brano di apertura del loro ultimo disco.
La nostra diffusa preoccupazione per l’assenza di Tompa (a.k.a. Tomas Linberg –At The Gates, The Great Deceiver, Lock Up, Skit System) viene subito sfatata dall’ottima prestazione di Johan Lindstrand ritornato recentemente a far parte della band. Propongono brani dai loro tre album su cui spiccano Under The Whip, Drugged Unholy, World Below e la tremenda Satanist che davvero non pensavamo avrebbero proposto dal vivo.
In generale, grandissima presenza scenica, ottima prestazione musicale, condita da un batterista tra i migliori che abbiamo avuto occasione di apprezzare… un pazzo!
Nell’area backstage abbiamo incontrato vari componenti del gruppo e non ci siamo lasciati sfuggire l’opportunità di intervistare il bassman Magnus. Davvero gentilissimo.

 

Diamone Head – Purtroppo alle due del pomeriggio dobbiamo sacrificare una band in favore di una pasta. Il rooster della giornata è quanto di meglio un metallaro possa sperare e la scelta cade sui Diamond Head, band storica che dalla nostra postazione/condominio abbiamo comunque potuto riscontrare trascinante.
Il delirio del pubblico durante le loro hit Am I Evil? e Helpless è davvero notevole.

 

Dismember – Mancato il primo appuntamento con la storia, ci spostiamo qualche anno in avanti per farci travolgere da uno dei gruppi senza i quali l’attuale scena svedese non esisterebbe. Rigorosamente in nero, con la cover del loro ultimo album sullo sfondo -anche se un po’statici sul palco- i cinque paladini dello Swedish Death sfregiano il pubblico con i loro riff maligni pur pagando il dazio ai connazionali Entombed.

Primal Fear – Per tutti i fan del sound dei Judas Priest, grande attesa per l’esibizione del “nuovo” progetto dell’ ex cantante di Gamma Ray e Sinner, Ralph Scheepers che riscontra un grande seguito tra il pubblico tedesco.
Il German Metal Commando non delude le aspettative e conferma la propria compattezza nel live set.
Se su disco potrebbero sembrare un clone dei Judas Priest, dal vivo sono molto divertenti, con un frontman sopra le righe. Tra i momenti più sinificativi Nuclear Fire, Angel in Black, Jaws Of Death, Eye Of An Eagle e Ender Your Spell fano cantare a squarciagola il pubblico del W:O:A.
Nota dolente la batteria amplificata probabilmente con microfoni da sax.

 

Testament – Dopo una simpatica puntatina di Chuck Billy nella backstage “sagra” area, arriva anche nella giornata di venerdì l’appuntamento con la storia del Bay Area Thrash made in San Francisco. Salgono sul palco in totale relax, entusiasti della calorosa accoglienza riservatagli dal pubblico del W:O:A. Staffilate da The Gathering (D.N.R ed Eyes Of Wrath) e Legacy inframezzate da vari altri successi, su tutti Electric Crown.
Oltre al grande talento di Chuck, in grande spolvero uno Steve Di Giorgio capace di improvvisare su dei pezzi già di per sé intricatissimi.
Eroi!

 

Gamma Ray – Con la rodata formazione degli ultimi cinque album e assenti da parecchi anni dal rooster del W:O:A, sale sul palco il gruppo del leggendario fondatore degli Helloween, Kay Hansen (visibilmente emozionato).
Si parte alla grande con materiale dell’ultimo disco ed il sound è buono.
Dirk Schlächter, bassista della band, da più di un anno continua a presentarsi sul palco con un tutore al ginocchio destro. Meno sofferente del solito ma comunque stoico.
Il concerto si fa veramente leggendario quando Kay intona le prime note di Victim Of Faith, storico brano del primo EP degli Helloween. Da lì in avanti una performance tutta in salita che sfocia in momenti di vera commozione –veramentri li lagrimi tai voi!!!- quando dopo una incredibile Shine On –tratta da Somewhere Out In Space- si chiude con la splendida ballata The Silence dove, a sorpresa –probabilmente non se l’aspettava neanche lo stesso Kay- entra a cantare le ultime strofe il vocalist originale Ralph Scheepers.
OVER THE TOP!!!


In Flames – Già ultrafelici –e diciamo pure “alticci”- per essere riusciti ad intervistare il caro Jesper, ci infiliamo tra l’ormai foltissimo pubblico accorso nell’area concerti. Si aprono le danze con Cloud Connected ed è subito festa! I cinque svedesi con indosso la versione personalizzata della maglia della nazionale di calcio e, come se non bastasse, la bandiera sullo sfondo si esibiscono in un’autentico spettacolo da rock stars, con tanto di imponente spettacolo pirotecnico .
Già dai primi brani suoni perfetti che rispecchiano il sound della loro recente produzione.
La scaletta è una vera selezione dei loro successi più trascinanti, travolgono un pubblico che non può trattenersi dallo sgolarsi in onore di una delle migliori live band del festival. Pinball Map, Bullet Ride, Only For The Weak, Trigger, Behind Space ’99, Drifter, Episode 666... potrebbe già bastare ma gli In Flames vogliono saziarci e andarsene solo dopo avere confermato –se non superato- tutte le nostre aspettative..
Pelle d’oca e lacrime agli occhi. Provare per credere.

Twisted Sister – Esausti da una giornata che non ci ha lasciato respiro, non possiamo in ogni caso tralasciare la reuniuon –voluta appositamente per il W:O:A- dei Twisted Sister.
Sopra ogni aspettativa. Ogni pezzo suona come un inno. Veramente grande il cantante che balza come un’adolescente da una parte all’altra del palco e lo show non cala mai do tono, riportandoci direttamente negli anni ottanta.
Non avremo mai pensato di poter rivedere la formazione originale al completo… è stato davvero un piacere. Si sono confermati una grande band e, se ci fossero stati dei dubbi a riguardo, abbiamo capito perché i loro pezzi erano, ai tempi, sempre in vetta alle classifiche.
I WANNA ROCK AND PARTY ALL NIGHT LONG!

TERZO GIORNO:
Graveworm – Ad aprire l’ultima giornata sono i Graveworm, gruppo nostrano, già alla seconda uscita su Nuclear Blast.
Vista la loro presenza nei più quotati festivals europei, le aspettative erano notevoli e la band non ha deluso.
Favoriti da un sound perfetto, i 6 altoatesini riescono a coinvolgere il numeroso pubblico accorso (erano le 11:00), non lesinando quest’ultimo in pogo ed headbanging.
Artefici di un Black-Death avvicinabile ai Cradle Of Filth (presente anche una tastierista nella lineup).
I nostri hanno nel cantante un frontman dalle qualità canore non indifferenti, spaziando dal growling allo screaming e “tenendo” il palco con disinvoltura.
Ad assecondarlo strumentisti di rimordine, su tutti il batterista, che consentono al gruppo di figurare ben al di sopra della media, soprattutto italiana.
Twisted Tower Dire – Cambio di programma per questa band australiana la cui esibizione mattutina sul True Metal stage, vene trasferita sul Party stage a pomeriggio inoltrato.
Giungiamo in ritardo sul luogo proprio a causa di questo disguido durante un glorioso rifacimento di The Trooper dei mitici Iron Maiden……purtoppo l’ultimo pezzo in scaletta. Nonostante il pubblico invocasse il bis, non c’è stato niente da fare, ed i nostri anno dovuto salutarci con la mano sul cuore.
Il giorno precedente ci eravamo casualmente imbattuti nella moglie del cantante accompagnata dai pargoli che ogni buon metallaro sognerebbe, presenti poi anche sul palco durante il concerto muniti di telecamera e dito al cielo!!!

Malevolent Creation –Tra i pochi gruppi statunitensi presenti quest’anno non poteva mancare la storica death band che sull’onda del loro “recente” The Will To Kill ci propinano una scarica di riffs ferratissimi accompagnati da un eccellente quanto brutale cantato.
Bassista baffetto, veramente brutto, anche se accompagnato nel backstage da very very bella gnocca; suscitando l’invidia dei sottoscritti.
Con tutto il rispetto per il grande show della band ci sentiamo in dovere di segnalare una certa arretratezza stilistica, soprattutto per quanto riguarda la sezione ritmica. In ogni caso hanno aperto il culo assai.
Degna di nota la maglietta “Legalize Murder” del chitarrista!
MA SARANNO DAVVERO DEI CATTIVONI?

 

Metallium – Pittoreschi.E’ tutto cio che di buono si può dire.
Ogni musicista fruiva delle di altari in finta pietra con delle aste per il microfono simil-totem e la band ha subito puntato più sulla performance visiva che altro. Anche perché di altro ce n’era ben poco… I pezzi (anche se a parziale giustificazione io non conoscevo) sono poco accattivanti (classico heavy-power metal) ma se vengono riproposti in maniera così sciatta e suonati in maniera imprecisa, è chiaro che rendono ancora meno.
L’unico ad impegnarsi era il cantante, che tentava di rendere la situazione meno “da birreria”.
Ma il pubblico tedesco sembrava gradire…

 

Carpatian Forest – Premesso che non siamo amanti del Black Metal purista, e che dopo l’ascolto di Morbid Fascination Of Death guardavamo a questa esibizione con una certa curiosità, ci troviamo di fronte un combo di zozzoni dediti ad un Punk ’77 con doppia cassa suonata male.
Unico pregio, per quanto privo di una minima personalità nello stile, un cantante veramente incazzato.
Borchie, catene, body painting della serie: “Sono appena stato a cacare e siccome ero ubriaco ed un po’ di fretta, mi sono spalmato sulla schiena l’ultimo tarzanello……ah no!!! Proprio uno stronzo!!”
Tanto fumo e poco arrosto.

 

Soilwork – Ladyes & Gentelmen.... siamo spiacenri di presentarvi la grande delusione del W:O:A 2003!
Già il fatto che si presentino con un nuovo batterista –lasiando a casa un prodigio come Henry Ranta- non è un buon inizio.
Con Speed vestito da meccanico Ferrari e scatenato bassista -ormai da due giorni nostro vicino di tenda- con t-shirt blu a pois rossi della sorella, si limitano ad eseguire solo brani dagli ultimi due album (per sapere come la pensiamo vedi recensione Figure Number Five). As We Speak, Follow The Hollow, Natural Born Chaos, Light the Torch..etc...etc... il tutto sotto tono e fin troppo Nu-Metal. Speed stenta nelle parti melodiche
ed un Guitar-Hero come Ola Frenning pare essere diventato il chitarrista dei Limp Bizquit. Magari in 50’ pretendere qualche hit da ChainHeart Machine era anche troppo, ma la mancanza di una Neurotica Rampage come si deve si è davvero sentita.
L’impressione è quella di un triste addio dei paladini del Melodic Thrash Death. Un vero peccato.

 

Bai Bang – L’unico gruppo in grado di svuotare completamente il Wet Stage, senza riuscire a trattenere una certa malinconia in viso, continua però a sfoderare un vero talento per quanto riguarda sonorità vicine a Warrant ed al “buon” vecchio glam statunitense.
Attrezzatisimi in campeggio, con tuor bus trafugato di notte dallo sfasciacarrozze dell’esercito svedese, pick-up e salottino in vimini sovrastato da ampio gazebo –molto apprezzato da Shane Embury- i cinque non deludono nemmeno sul palco ma vengono penalizzati dal loro steso genere musicale, non apprezzato –e forse poco adatto- dal pubblico di queste lande estreme.

 

Dark funeral – Riusciamo a goderci ben poca parte dello spettacolo di una tra le maggiori band del Death Black visto il programma della giornata, che ci trascina da un palco all’altro con concerti uno più devastante dell’altro. Gran presenza di pubblico e tanta, davvero tanta aggressività!

 

Heaven Shall Burn – Forse spinti da una certa necessità fisiologica –trattasi dell’unico guppo New School H.C. di tutto il festival- molliamo il black stage ed i Dark Funeral per seguire una delle tante bands di casa. Pur con un batterista che farebbe meglio ad imparare a saldare e farsi assumere dalla HD Pittini, riescono a sollevare un discreto pogo, alimentato per la gran parte da un manipolo di H.C. Kids. Davvero d’effetto il Wall Of Death: il pubblico viene incitato a dividersi in due parti, lasciando una specie di corridoio nel mezzo e si scontra come in una battaglia alle prime note della canzone successiva.
Forse una novità per l’audience del W:O:A, gli HSB non sono niente più che un efficace deja vù per chi invece è avezzo a questo tipo di sonorità.

 

Darkane – I migliori del festival. Una performance strabiliante. I 5 dal vivo sono delle macchine.
Aggressivi, ipertecnici, nonostante i problemi tecnici iniziali hanno incantato il pubblico che li aveva raggiunti nel più piccolo dei palchi (ingiustizia…).
La scaletta presentava brani che attingevano indifferentemente a tutti e 3 i loro album ed anche i pezzi che, nell’ultima delle loro uscite, non ci convincevano, qui assumono tutt’altro aspetto. La precisione e la facilità con cui riescono a suonare è strabiliante (addirittura il lead guitarist fa i cori), non c’è un attimo di respiro, le canzoni si succedono velocemente in una escalation di virtuosismi, si è letteramente bombardati dalla loro foga.
Se ne avete la possibilità, andate a vedere a cosa si può arrivare suonando death-metal.

 

Nile – Sarà perché sfornano i dischi più estremi che possiamo portarci in casa al momento, sarà perché i loro live sono consacrati sui report di tutte le più attendibili riviste di settore, questo è uno dei concerti che stavamo aspettando con più ansia. Pare strano a dirlo ma i quattro americani ci catapultano immediatamente tra le tenebre di Anubi, facendoci assaporare il misticismo dell’antico Egitto più di quanto ci si potesse aspettare. Dal fronte del palco letteralmente sovrastato dai corpulenti membri della band –basso e le due chitarre- tutti impegnati in diverse tonalità di growl, si scaraventa sulla gente un concentrato di odio e rabbia di intensità mai vista prima. Pur sfoggiando una tecnica di tutto rispetto, non mancano di agitarsi sulla scena come dei bisonti inferociti ma… sorpresa, sorpresa… tra un pezzo e l’altro si rivelano dei veri simpaticoni, entusiasti della folla oceanica che si trovano di fronte che ringraziano e salutano più volte, mentre il biondo Karl Sanders sorride felice.
La scelta dei brani spazia ampiamente sulla loro discografia, creando un’atmosfera suggestiva durante le celebri parti strumentali in evocazione delle divinità egizie.
Black Seed Of Vengeance è un vero tripudio ed il combo si concede anche un bis.
Più che soddisfacenti insomma, ma un dubbio resta… quello di capire se un tale livello di violenza e velocità si sarebbe potuto raggiungere se qualcuno non avesse inventato i trigger per la batteria e/o Dave Lombardo.

 

Slayer – O… Sleia! Come si dice dalle parti di Wacken.
Oltre ad avere ritardato lo show di mezz’ora, nel pomeriggio, i quattro yankee si sono fatti attendere due ore per poi firmare la bellezza di quattro autografi, scatenando l’ira dei fans che pazientemente li avevano aspettati accorrendo talmente numerosi da bloccare l’accesso alla back stage area, fino a formare una serpentina di diverse decine di metri.
Sbruffoni come pochi – Kerry King sembra un lottatore di Wrestling- attaccano subito con God Hate Us All e continuano con una scaletta killer che tiene inchiodato il pubblico per tutta la durata del concerto: South Of Heaven, Necrophobic, Dead Skin Mask, Angel Of Death –un coro generale… che abbia influito il fatto che ci trovassimo in Germania?- War Ansamble, Hell Awaits, Ghost Of War, Mandatory Suicide e per finire REIGN IN BLOOD!
Pur invigoriti dalla presenza dello storico batterista Dave Lombardo, eseguono un concerto di maniera, fin troppo legato alla mera riproduzione dei brani, che non scatena sulla folla dei presenti l’effetto che ci si aspetterebbe da un gruppo di qusta portata.
Tra un pezzo e l’altro, non si marchiano certo del titolo di entertrainers, visto che Mr. Araya se ne sta impalato zitto, zitto aspettando che il pubblico li acclami a gran voce.
Niente bis.

Gli Slayer sono il gruppo eletto da Satana in persona per mettere in musica la quint’essenza del male. Forse è per questo che sono così stronzi.


Vader –Vi immaginate cosa significhi per un musicista suonare dopo gli Slayer?
I profeti del Brutal Death polacco –in cui è recentemente entrato a far parte, nel ruolo di bassista, un componente dei Behemoth- ne prendono atto e guidati da un chitarrista/cantante potentissimo, scatenano una pioggia di rasoi sull’area concerti, riuscendo a catturare l’attenzione di buona parte del numerosissimo pubblico degli Slayer.
Velocissimi, ultratecnici ed assolutamente malati in testa!

 

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Ultimo aggiornamento Giovedì 21 Aprile 2011 12:08