Lacuna Coil – Dark Adrenaline (2012, Century Media Records)
Ebbene si, confesso, per mia colpa (etc., etc.) ci sono caduta di nuovo. Ovviamente sto parlando della nuova fatica degli italiani più venduti all’estero e attualmente la band metal più chic del panorama. Frivolezze e frecciatine a parte, da quando hanno cominciato ad emergere i primi dettagli sull’uscita di “Dark Adrenaline” ho iniziato inspiegabilmente – dove l’ “inspiegabilmente” è da intendersi in termini di “sono anni ormai che i Lacuna mi deludono musicalmente” – a gasarmi. Così da un lato le parole di Cristina, che lo definiva “il disco più heavy che la band abbia mai registrato”; dall’altro l’uscita del videoclip promozionale del singolo “Trip The Darkness”, accattivante ma meno commerciale rispetto alle scelte effettuate per il precedente “Shallow Life”. Famelica mi sono approcciata al full-lenght, e fracamente quello che ho trovato mi ha entusiasmato veramente poco. Ovviamente la cura dei dettagli è maniacale e il sound complessivamente si riferisce ad un range di gusti che con tutto l’amore del mondo, non è italiano (però d’altra parte, se vendi per la maggior parte negli USA, è giusto che ti conformi a quel tipo di tradizione musicale). La parte heavy è sicuramente accentuata da chitarroni distorti molto più del passato, che ci mostrano dei Lacuna affascinati dal nu-metal, molto più di quanto avessero già sperimentato in “Comalies” (che detto onestamente mi pare l’unico metro con cui “Dark Adrenaline” si possa misurare; eccezion fatta per un sincero slancio poetico “alla coil” per ciò che riguarda il songwiritng). Potenziale seconda traccia sfruttabile come singolo, senz’altro “Kill The Light”, potente ma con un ritornello che si imprime ben presto in testa (notabile in questo caso il lavoro di backing vocals); sulla stessa lunghezza d’onda, “Upsidedown”, alla quale si aggiunge qualche sfumatura elettronica e atmosferica rubata al periodo di “Karmacode”. Bella la prova vocale di Cristina in “Intoxicated”, mentre si guadagna il titolo di “ballatona del disco” la profonda “End of Time”. Una menzione a parte, va fatta per quanto riguarda la cover dell’album, “Losing My Religion”: il caso vuole che sia una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi e in fatto di esecuzioni, dopo gli stessi proprietari REM, solo Tori Amos è riuscita a renderla semplicemente perfetta. Nella versione Coil, abbiamo un pattern interessante di tastiere (forse un po’ troppo celato da altri effetti), ed una scelta di cantato per quanto mi riguarda discutibile, insomma, Cristina è bravissima nelle note basse, perché fossilizzarsi su un ritornello eseguito con improbabili coretti con note semi-alte. Siamo così alla fine di poco più di 45 minuti, come si suol dire, senza infamia e senza lode; diciamo che se dovessimo togliere le foto patinate, la produzione d’autore e la promozione a tappeto, resterebbe un lavoro che potrebbe facilmente passare inosservato, e non sarebbe né più e né meno paragonabile a Evanescence e company. Non una delusione in toto, ma nemmeno il ritrovato spirito dei bei vecchi anni andati.
Voto: 7 -
Website: http://www.lacunacoil.it/
Line-up:
Marco Coti Zelati: basso, tastiere Andrea Ferro: voce Cristina Scabbia : voce Cristiano Mozzati: batteria Marco Biazzi: chitarre Cristiano Migliore: chitarre
Tracklist:
1. Trip the Darkness 2. Against You 3. Kill the Light 4. Give Me Something More 5. Upsidedown 6. End of Time 7. I Don't Believe in Tomorrow 8. Intoxicated 9. The Army Inside 10. Losing My Religion (REM cover) 11. Fire 12. My Spirit
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