Recensione Amorphis - Far From The Sun |
Scritto da Stefano & Shinoko |
Sabato 14 Agosto 2010 19:48 |
Amorphis - Far From The Sun (Virgin 2003)
Gli Amorphis sono da apprezzare per tutto lo sforzo profuso nel tentare di ricavare un suono diverso, di non essere sempre gli stessi in ogni disco. Se si confrontano i passaggi stilistici operati dal primo e abbastanza grezzo album di doom-death "The Karelian Isthmus", passando per il death melodico di "Tales.", il death-folk di "Elegy" per arrivare alle variazioni sul tema della ricerca della melodia e dell'emotività delle ultime prove, si nota una crescita costante. Ma la parabola più in alto va, più cerca di raggiungere il culmine, l'apice, lo zenit, più diventa difficile direzionarla. Proprio qua hanno avuto delle difficoltà persino degli ottimi musicisti come gli Amorphis, direzionare la loro stupenda creatività e fare i conti con un passato estremamente ingombrante (è difficile essere da quasi 13 anni nel giro e risultare sempre brillanti, compito sempre assolto con ottimi voti). "Far from the Sun" è la testimonianza di ciò, il suono sporcato e reso "pastoso" fa perdere dinamicità alle canzoni rendendole suscettibili di "implosione" (spesso sfiorata e in alcuni casi tenuta a distanza da ottime melodie). Non c'è niente di specifico che non funziona in questo disco, niente che si possa imputare agli Amorphis di non essere più gli stessi (l'amore per melodia è presente, le sonorità anni 70 sono in piena visibilità, alcune canzoni sono ottime) ma è il contesto generale che frena l'album. Quel senso di smarrimento dovuto a "troppa altezza", quella carenza di lucidità che fa perdere la rotta e ti trascina, volente o nolente, "lontano dal sole". Il viaggio ha inizio con "Day of your beliefs": pezzo con una costruzione melodica molto lineare ed equilibrata, in cui nessuno strumento prevale sull'altro. E' molto orecchiabile e facilmente memorizzabile, ottimo per un singolo "ad effetto". La title track si presenta molto melodica e abbastanza melanconica, riuscendo ad essere struggente senza finire nel pacchiano. Non ci sono "colpi di coda" che rivitalizzano la canzone, che la trasportano su "un altro pianeta", ma la delicatezza degli arrangiamenti e la voce soffusa ne segnano profondamente l'andamento.
GIUDIZIO: Un album "semplice", se si può dire, ma in molti casi la semplicità è difficilmente raggiungibile. La base rock si sente e viene debitamente sporcata con influssi dal passato, ma la carente vena "sperimentale" rende questa semplicità più che un punto a favore, un "trattenersi", un sentimento di leggera indecisione. Niente di compromesso comunque, gli Amorphis sapranno regalarci altre splendide emozioni con album futuri; ma questo non deve, nonostante qualche cedimento, essere considerato il figlio "negletto", in quanto merita considerazione e un po' di tempo per perdersi dentro questo viaggio. --/10 Web: www.amorphis.net & Forum Fan Club Italiano |