Anathema - The Crestfallen (Peaceville Records 1992)
Cosa differenzia The Crestfallen EP degli Anathema da una lenta agonia? Il fatto che alla fine dell'agonia la persona muore (spesso ringraziando il fatto); alla fine del disco degli Anathema si è ancora in preda ai miasmi funerei, contaminati e turbati, ma si ringrazia di non essere finiti nei bui inferi. L'epopea inizia in maniera semplice e compassionevole, un urlo introduce la materia prima della traccia; riff lunghi. lenti e possenti, poche concessioni alla luce del sole (ma è un pur blando eufemismo per dire che il buio è totale e opprimente) e un growl luciferino. I riff, se accelerano la loro andatura, si fratturano e marciscono nel tessuto sonoro. Tutto questo è "...And I Lust". Il regime non cambia sicuramente con "They (will always) die". Batteria metronomica (una battuta ogni sospiro infernale), riffoni avvolgenti, che stritolano lentamente, ma efficacemente, l'ascoltatore. Non ci sono pause, non ci sono ritorni; la canzone è un lento, massacrante, avvicinamento alla morte... un velo pietoso di dolore lungo 7 minuti. Ogni nota, ogni atmosfera urla sofferenza, lacerazione interiore. Solo verso la fine l'agonia finisce e i putridi riff sabbathiani lasciano spazio alla consolazione, alla pietà. Un riff più tagliente fa da traino a "The Sweet Suffering", una canzone che, nel suo procedere mammuthiano, presenta una certa velocità. Le chitarre più che cercare di schiacciarti, mirano a lacerarti (e, comunque, l'esperienza è da provare). Il cantato muta, alternando un growl (anche presente in stratificazioni varie, cioè raddoppiato o con eco) con un demoniaco crooning. L'unica pausa di questo breve EP è "Everwake". Strumentale acustico, un sospiro autunnale nella nebbia rabbiosa dell'inverno del disco. Il cantato sottile e femminile raccoglie le note dolenti della chitarra e le culla, oserei dire teneramente. "Crestfallen" è il centro dell'album. 10 minuti di canzone, la presenza nell'intro della canzone di un piano, della batteria impegnata a tenere il ritmo a suon di marcia e di una chitarra che più che dispiegare un putrido riff agognante, lambisce corde più vicine alla sensibilità dark. Più che schiacciare, "tormentare l'anima", l'accarezzano sfinendola. Ma la canzone dispiega più umori, più tonalità di sofferenza; infatti, poco dopo i riff rallentano, il growl scrosta le casse e la batteria piega la tua anima sotto i suoi colpi.
GIUDIZIO:
Questo non è l'album più bello degli Anathema. Le canzoni, pur innestandosi perfettamente nel genere doom-death, sono un pò grezze, e la rabbia vendicativa, torbida che sgorga dalle tracce oscura troppo il tessuto sonoro. Le prove successive presenteranno notevoli miglioramenti, portando il genere a livelli molto più elevati. Ma da qualche parte questo gruppo inglese doveva partire... e ha scelto la via più tumultuosa e agognante.
--/10
Web: www.anathema.ws
Lineup: John Douglas - drums Darren Cabanagh - guitar Vincent Cabanagh - guitar Duncan J. Patterson - bass White Darren - vocals
Tracklist: 1. ...And I Lust 2. The Sweet Suffering 3. Everwake 4. Crestfallen 5. They Die
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