Deadly Carnage – Manthe (2014, ATMF De Tenebrarum Principio/Masterpiece Distribution)
Ci sono band che malgrado non godano di fama stellare, ti restano in testa sempre e comunque. È il caso dei Deadly Carnage, che io stessa avevo conosciuto nel 2011, recensendo il disco che precede al nuovissimo “Manthe”. Ciò che della band romagnola mi piace, è il perfetto mix tra black “moderato”; ovvero mai troppo pressante ed imponente; doom un po’ alla Opeth; fresco, carico di pathos ma senza trascinarsi dietro i veli funerei che spesso il genere stesso impone; ed infine l’ambient che in qualche maniera fa da collante alle intenzioni musicali del gruppo. Se in “Sentiero II: Ceneri”, la tendenza alla sperimentazione era piuttosto forte, a distanza di tre anni, la linea da seguire sembra piuttosto solida e dal tratto ben evidente. “Manthe” esce come un disco preciso, senza sbavature, estremamente curato nei cambi di tempo, nelle sfumature che passano da un genere all’altro. L’apertura affidata a “Drowned Hope”, ci sintetizza immediatamente il modus operandi del gruppo; con il suo tratto familiare (più li ascolti e più l’elenco di band di alto livello, con un suono similare si allunga) è piacevole per l’ascoltatore, come ritrovare un vecchio amico, che da tempo non si vedeva. Non mi sorprende affatto la scelta di “Dome of the Warders” come singolo estratto per la realizzazione del videoclip (girato dal regista Danilo Montagna, il quale non è nuovo a collaborazione con i Deadly e con l’underground musicale in generale); seppure risulti più “orecchiabile” rispetto alle altre composizioni del disco, la sua vena artistica emerge in maniera molto matura, donandoci un brano che sembra uscito da uno degli studi di registrazione scandinavi più all’avanguardia (ovviamente il complimento va alla grande cura della produzione ITALIANA). E parlando di potenza dell’Italia, come non citare “Il Ciclo della Forgia”, dal titolo si evince chiaramente la scelta di utilizzare la nostra lingua madre, al servizio di un brano complesso, un cantato violento che sposa le melodie malinconiche dei riff di chitarra e trasuda pathos, oltre che ad una interpretazione davvero notevole. Avviandoci alla fine, se ancora non siete convinti, vi attende l’omonima “Manthe”, che con i suoi quasi 15 minuti, racchiude tutti gli elementi qui elencati, tutto quello che i Deadly Carnage sono e possono dare, all’ennesima potenza. A questo punto, che dire? Lasciavo una band che non conoscevo affatto, con un buon ricordo, e la ritrovo, non solo in smagliante forma, ma con una maturità che si riscontra attraverso tutte le sette tracce del disco. Band e album stra-consigliati a blackster, doomster e anche un po’ ai gotici; in definitiva a chiunque voglia ascoltare della musica di qualità, genuina e 100% made in Italy.
Voto: 8
Website: www.facebook.com/deadlycarnage
Line-up:
Marcello – voce Alexios – chitarre, tastiere Dave – chitarre Adres – basso Marco – batteria, percussioni
Tracklist: 1. Drowned Hope 2. Dome of the Warders 3. Carved in Dust 4. Beneath Forsaken Skies 5. Il Ciclo della Forgia 6. Electric Flood 7. Manthe
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