Recensione Arch Enemy - War Eternal |
Scritto da Stefano
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Sabato 21 Marzo 2015 16:16 |
Non sono mai stato un grande fan degli Arch Enemy. Non chiedetemi perché, ma li riesco a sentire con una difficoltà enorme. Mi annoiano. Sarà che non mi sembra propongano questo granché di musica o qualcosa di eccezionale, sta di fatto che gli Arch Enemy non girano spesso dalle mie parti. A parte la stima per Michael Amott per aver approfittato della grande occasione di rottamare la vecchia teutonica Angela Gossow per tirarsi in formazione la giovane canadese Alissa White-Gluz (già nei penosi The Agonist) ed il credito incondizionato per aver suonato nei Carnage e Carcass, non posso rimanere indifferente rispetto alle notizie che filtrano costantemente dal campus Arch Enemy. Infatti non sono indifferente, ma quasi infastidito. Non manca un giorno in cui non si senta qualcosa che non ha niente a che fare con la musica che riguarda il gruppo di Amott (aspetto fisico di Alissa a parte). Perdoniamo questa enorme esposizione mediatica e provo a concentrarmi sulla parte musicale. Non essendomi stato consegnato su piatto d’argento dalla casa discografica, mi sono permesso di farlo decantare come il vino… anche perché ogni volta che attaccavo l’ipod con War Eternal mi si sconnetteva il cervello e dovevo riprendere l’ascolto in un secondo momento. Lasciato da parte per quasi 6 mesi, ecco che riprovo ad approcciare ‘sta bestia di disco. Penso sia la mia condanna per recensioni troppo entusiaste e di manica larga, ma devo farlo… e ancora mi vengono i brividi a sentire intermezzi tipo James Bond quando parte Time Is Black. Diciamolo subito e così sapete se proseguire nella lettura di questa recensione (che tanto non durerà tanto): il disco non mi piace e dimostra, una volta di più, che un certo tipo di swedish death metal non lo riesco proprio a mandare giù. Se gli In Flames stanno cannando colpi su colpi con una volontà scientifica di non aver più niente a che fare con i metallari della prima ora e iDark Tranquillity si stanno cercando riprendere da una stasi creativa durata anche troppo tempo (per quanto sempre su livelli onesti), gli Arch Enemy sbragano di brutto con War Eternal. Sentire le scale di Amott e Cordle mi ha reso insofferente (l’assolo di On And On me lo sono skippato diverse volte, anche se durava il tempo di un rutto) e Alissa White-Gluz non è certo questo valore aggiunto (almeno in termini di vocals). Per i singoli hanno giocato sul sicuro… e infatti War Eternal e You Will Know My Name gridano al “puntiamo tutto sul rosso” quando la roulette è solo di quel colore. Rischio zero. Ma hanno qualche legame con il resto del disco? Poco. Infatti il zumpappero-zumpappà delle orchestrazioni arriverà in altri brani e ti ammoscia come vedere, in diretta, lo schiacciamento di un brufolo mentre stai facendo sesso. C’è a chi piace, preferisco altro. Mi potete spiegare una cosa: ma perché nei video musicali i cantanti devono muoversi come idioti? Mi spiace solo per il buon Erlandsson che suona sempre bene. Il resto? Vedete voi se volete prendervi un disco con questa Alissa White-Gluz e trovarvi in casa un prodotto musicaleinnocuo come War Eternal. Perché può piacermi o meno (e rispettarlo in ogni caso), ma essere innocuo è un’attentato alla mia personale voglia di mettermi ad ascoltare 50 minuti di musica di sottofondo.
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