Black Sabbath - Heaven and Hell (Vertigo 1980)
“Heaven and Hell” è il primo album della nuova vita dei Sabbath. Ormai ridotti ad una parodia della grandissima band che furono, i Nostri decisero che per poter continuare a vivere dovevano rincominciare con un altro cantante. Ozzy era troppo “fuori” per poter continuare a fornire prestazioni convincenti e la band era poco motivata nel proporre qualche soluzione musicale efficace. L’album in questione, a dir la verità, doveva essere cantato dal buon vecchio Ozzy (ve lo sareste visto ad intonare Children of The Sea o Die young?!) ma i rapporti interni precipitarono velocemente e l’album fu invece scritto insieme ad un cantante di buona reputazione nel mondo dell’hard rock: Ronnie James Dio (voce negli Elf e nei Rainbow, con un certo Blackmore!). Il cambio di cantante coincide anche con il cambio dei rapporti interni della band: Butler fa un passo indietro (inevitabile) nella scrittura e anche Ward rimane sullo sfondo. Il vero “confronto” si ha fra due personaggi di sicuro spessore ed ego: Dio e Iommi. Il duo, se affiato, produce delle canzoni memorabili, se in contrasto, produce solo un sacco di botte. Il sound dell’album muta nettamente rispetto a tutto quello prodotto fin qua; il gruppo perde il suo interesse per le sonorità molto complesse (quasi “prog”), per il lato “stregonesco” del sound, del feeling blues e jazz che lo aveva caratterizzato (nonché, fortunatamente, anche delle nuove versioni del Sabbath-sound) per rinnovarsi in un efficacissimo epic innervato da un lucido doom. Le tematiche epiche e “magiche” di Dio si sposano perfettamente con i tocchi di Iommi, creando dei paesaggi opprimenti ma non stagnanti, con tratti sognanti e malinconici. “Neon Knights” si distanzia nettamente dalle precedenti composizioni, attestandosi su un riff pesante (ma non particolarmente) e abbastanza veloce (per la media sabbathiana sia chiaro) e la canzone ritrova quella semplicità di cui si nutrivano le prime composizioni. “Children of the Sea” dimostra un paio di cosette ai nuovi gruppi: la prima che bisogna aver un cantante che sa cantare (sembra banale, ma Dio possiede veramente una voce spettacolare, espressiva e tendente, spesso, al teatrale) e la seconda che, se proprio devo sottolinearlo, bisogna avere dei compositori di tutto rispetto (quali i tre Sabbath sono) per non rischiare il pacchiano. La canzone parte epica e sognante, per poi diventare “possente”, soprattutto grazie al basso di Butler e alla batteria marziale di Ward. Il solo di Iommi (di nuovo felice creatore di riff incredibili e di assoli azzeccati) è accompagnato dalle tastiere di Geoff Nicholls. La terza traccia è la cadenzata “Lady Evil”. Il basso è estremamente in primo piano e la canzone è buona, ma è incastrata fra due capolavori (la citata “Children of the Sea” e la title-track) e questo ne mina un po’ la resa. “Heaven and Hell” è la canzone simbolo del nuovo corso dei Sabbath. Riff possente, lucido, raddoppiato dal basso di Butler (poi strenuo sostenitore del brano nel momento in cui Iommi va in secondo piano con la sua chitarra) e Dio che declama storie epiche e avventure fantastiche. Iommi ritorna protagonista solo nel ritornello con inserti chitarristici. Il solo di Iommi è ottimo, perfettamente bilanciato e “sentito”, pienamente protagonista e giusto tributo al traghettatore dei Sabbath. Delicata è l’outro della canzone. “Wishing Well” si fonda su un energico riff di Iommi. La canzone è particolarmente diretta, pochi fronzoli, giocata tutta su batteria-basso e chitarra. Il pezzo non è sicuramente il meglio del lotto, ma ha una discreta presa. Su identiche coordinate staziona anche “Walk Away” (pezzo con tematica tutt’altro che satanica o stregonesca). “Die Young” riprende l’idea di fondo di “Children of the Sea”. Inizio delicato che poi innesta una marcia più elevata. Batteria e basso che fanno strada, chitarra che si nasconde dietro al muro eretto dalla sezione ritmica per poi ricomparire con “accenti”, sottolineature… La parte centrale dimostra la capacità vocale di Dio, i cui toni diventano estremamente sognanti (quasi femminei) e lanciano l’assolo di Iommi (corto ma idoneo al pezzo), introdotto da un generoso scambio fra sezione ritmica – chitarra. Iommi pone un buon solo come outro del pezzo, riprendendo una sana abitudine passata. Uno dei pezzi straordinari dei Sabbath, e probabilmente uno dei tanti sottovalutati, è sicuramente “Lonely in this Word”. La canzone parte con un riff lento ma molto melodico di Iommi, subito sostenuto da Butler. Dio aggiunge la voce, creando un perfetto amalgama. Il pezzo sfiora il doom ma non ha né il piglio funereo del genere, né la sua lentezza asfissiante. Il solo di Iommi è realmente delicato pur possedendo la nervatura elettrica. “Heaven and Hell” rimane il più bell’album dei Sabbath dopo quelli di Ozzy (tralasciando gli ultimi): potente, compatto, melodico e generoso. La voce di Dio è una piacevolissima conferma e anche Iommi ritorna su standard compositivi d’eccellenza (con la sezione ritmica in grande spolvero, anche se non così “creativa” come nei primi album, avendo perso quel tocco blues-jazz che la caratterizzava). La svolta voluta da Iommi è notevole e tutti i pezzi si differenziano completamente dai precedenti prodotti targati Black Sabbath.
GIUDIZIO:
Un album di cui andare orgogliosi. Tutte le composizioni al suo interno sono eccellenti, i protagonisti sono al picco creativo (almeno i tre Sabbath sono ritornati ad un livello di merito e una nota per Dio che si dimostra, se ce ne fosse bisogno, di essere un cantore estremamente bravo) e il feeling è udibile. Non lo metterei come miglior album in assoluto dei Sabbath (questo titolo spetta sempre alla Ozzy-era) ma subito dopo i primi 5 fondamentali album dei primi anni 70.
--/10
Website: www.black-sabbath.com
Black Sabbath: Tony Iommi – chitarra Ronnie James Dio – voce Geezer Butler – basso Bill Ward – batteria Geoff Nicholls (membro non accreditato) – tastiere
Tracklist: 1. Neon knights 2. Children of the Sea 3. Lady Evil 4. Heaven and Hell 5. Wishing Well 6. Die Young 7. Die Young 8. Walk Away
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