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Recensione Black Sabbath - Live Evil
Scritto da Stefano   
Martedì 17 Agosto 2010 14:14

Black Sabbath - Live Evil (Warner Bros/WEA 1982)

 

BlackSabbath-liveevil

Live Evil è il secondo live della discografia dei Black Sabbath. Il primo, Live at Last con Ozzy, è uscito “tempestivamente” durante la permanenza di Dio nei Sabbath, e, sfortunatamente, oltre alla mancanza di tempestività, possedeva anche un sonoro terribile.
Live Evil invece presenta subito una caratteristica importante, un “qualcosa in più” che lo contraddistingue dagli altri:è un “live” rifatto in studio. Sia Iommi che Dio sono scivolati nello studio, nelle ore notturne, per sovraincidere le rispettive parti; uno per dare maggiore risalto alle parti vocali, l’altro per rimettere insieme un assolo, un riff o, semplicemente, per sovrastare la voce di Dio. Per questa ragione anche la presente recensione potrebbe non essere perfettamente coerente. Sono girate voci inquietanti nel mentre della scrittura, si sussurra di persone entrate nel Pc per rimettere a posto una parte o per amplificare l’altra.
Il disco è enorme, 14 tracce, aperte e chiuse da due inutili tracce strumentali. Nel mezzo un nugolo di canzoni che spaziano dai classici senza tempo dell’era di Ozzy, ai nuovi classici di Dio (vengono inserite anche delle tracce più deboli, Voodoo e Mob Rules).
Le tracce dell’era Dio sono riproposte in maniera perfetta, con passione (sovraincisa?), con perizia e, in alcuni casi, veramente con una potenza enorme (si veda per esempio “Heaven and Hell”, lunghissima, possente ed ispirata). Le tracce più deboli acquistano un po’ di vitalità nel live, ma non diventano classici. Bisogna comunque dire che “Children of the Sea” e “Neon Nights” fanno una bella figura anche dal vivo, presentandosi con tutti i crismi dei futuri classici.
I pezzi dell’era Ozzy sono i più dolorosi da trattare. Su cinque pezzi dei Sabbath storici, Dio non riesce a convincere su 3 (Black Sabbath, Paranoid e Children of the Grave), e su 2 (Iron Man e War Pigs) se la cava con una sufficienza piena ma niente più.
Il vero mastodonte, però, è proprio “Heaven and Hell”. 11 minuti di canzone, con buona prova vocale di Dio (ma anche qua, viste le premesse, sorge il dubbio del lavoro in studio) e con un Iommi in gran forma; il riff-master costruisce (insieme ad un enorme Butler, mai così in primo piano) un brano estremamente monolitico e plumbeo. La particolarità è che la title-track del primo album della Dio-era si espande anche nella traccia successiva (The Sign of the Southern Cross). Anche questo pezzo viene riproposto in maniera perfetta, ma alla fine fa nuovamente capolino la sopraccitata “Heaven…” che si appropria dell’assolo finale.
L’album ha segnato la separazione della premiata ditta Iommi-Dio, con grande beneficio di Dio (vista la sua carriera successiva) e minor beneficio per Iommi (visto alcuni degli album successivi).
Questo album è consigliato ai completisti, ma non ai neofiti del Sabba Nero. Nonostante abbia scritto la recensione più ritoccata della storia, il giudizio non cambia.

GIUDIZIO:

Cercatevi il recente “Live Past” per capire com’erano i Sabbath dal vivo: potenza, precisione, passione; e lasciate questo album sugli scafali del vostro negoziante, anche lui vi ringrazierà.
Se ad una seconda lettura del pezzo trovate dei cambiamenti (per esempio ne do un giudizio positivo o altro), contattatemi; vuol dire che la recensione è stata ulteriormente riscritta.

--/10

Website: www.black-sabbath.com

Lineup:
Tony Iommi - Lead Guitar
Geezer Butler - Bass 
Ronnie James Dio - Vocals 
Vinny Appice - Drums 
Geoff Nicholls - Keyboards

Tracklist:
1. E5150 (2:21)
2. Neon Knights (4:36)
3. N.I.B. (5:09)
4. Children of the Sea (6:08)
5. Voodoo (6:07)
6. Black Sabbath (8:39)
7. War Pigs (9:19)
8. Iron Man (7:29)
9. The Mob Rules (4:10)
10. Heaven & Hell (12:04)
11. The Sign of the Southern Cross/Heaven & Hell (Continued) (7:15)
12. Paranoid (3:46)
13. Children of the Grave (5:25)
14. Fuff (0:59)