Deadly tide - Sex Shock ( Autoprodotto 2006)
Italia- Los Angeles. Ecco le coordinate spaziali dove, nel caso vi avventuraste nel negozio di Cd, trovereste questo dischello. "Sexy Shock" è intrigante fin dalla copertina (complimenti per la scelta, attira l'attenzione non c'è che dire), proponendo dello sporchissimo e alcolico street metal. Qua non stiamo parlando delle produzioni da milioni di dollari (per quanto qua si senta la presenza di una mano esperta), con atteggiamenti estremi, più dedite alla ricerca della prossima session fotografica (se non impegnati alla ricerca di qualche riga di polvere colombiana) che non alla musica. I nostri fanno uscire, sfortuna per loro leggermente fuori tempo massimo, un disco sporco, sudato, affilato, in una parola: "sleazy". Le tentazioni glam americane ci sono, si sentono, come anche qualche avventurosa infatuazione per quel genietto di Eddie Van Halen. La voce è decisamente di primo piano, acuta, efficace e competente (sorprendendo per duttilità). Il gruppo sottostante è ben rodato (si sentono i concerti tenuti, si sente che non sono alle prime armi) e riesce a proporre sia degli incendiari episodi di hard'n'roll, sia delle robuste ballate, con un piglio che, attualmente, manca a tanti dei grandi del genere (Motley Crue, Poison; Bride... e compagnia bella). "King of the world" presenta subito un bel riff, non troppo sporco ma venato di ottima melodia. La sezione ritmica fa il suo lavoro senza strafare e la voce di J.D. Nitro graffia (ben supportata dalle asce). "Lady" si fonda su un riff grasso (ma melodico) che fa da substrato alla voce di J.D. (meno acuta, ma più modulata e melodica). "Come back with me" si apre con un lavoro di chitarra effettato e uno stop'n'go di batteria. Per quanto su coordinate diverse, il lavoro chitarristico assomiglia molto a quello effettuato da Esa Holopainen in "Far from the Sun". La sovrapposizione di voci durante il chorus alla fine diventa, forse, un pochino un clichè, ma non stona minimamente. Il ritmo è leggermente più lento e più tendente ad un canonico hard-rock. Forti sapori southern si avvertono con la successiva "Joey", acustica e delicata, con J.D. che lima l'istrionismo vocale per un timbro più caldo e maggiormente rockato. La sferzata di energia fornita dalle chitarre, permette al pezzo di non addormentarsi su se stesso (e non finire a fare il verso a "Mama Said" dei Metallica, pezzo country leggermente sottotono dei Four Horsemen). "Welcome to the party" riprende le coordinate più sleazy del gruppo, con tanto di riff grasso (nonchè buon lavoro durante l'assolo), tematiche deducibili dal titolo, un generale senso di rock'n'roll sporco e dedito al divertimento. Traccia energica e ben riuscita che riesce, in qualche modo, a creare un senso di California anche nella tua stanza. Chitarre protagoniste e ritmo decisamente sostenuto per "Sexy Disco Sexy". Un hard'n'roll con un tiro notevole. L'ultima traccia è "downtown", lavoro decisamente interessante delle chitarre e groove veramente intenso del pezzo. Un pezzo, o, se vogliamo esagerare, un disco, che il vecchio Axl non riesce più a proporre. Troppi milioni sui conti in banca e troppi eccessi di ogni tipo hanno spento la fiamma del glam e dello street rock. I Deadly Tide cercano di recuperare questo spirito, con tutta la grinta e la competenza del caso, ma si ricordano di essere nel 2005 e questo li permette di non essere solo una copia della copia.
GIUDIZIO:
Ad un metallaro duro e puro questo disco non piacerà, abituato com'è ad aggressioni sonore da maglio industriale. Ma coloro che cercano del sano hard'n'roll nel panorama musicale, coloro che nei testi non vogliono sentire parlare di smembramenti, certificati di morte, Satana e affini, troveranno in questo disco quello che cercano. Complimenti.
7,5/10
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