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Recensione Death - The Sound Of Perseverance
Scritto da Stefano   
Mercoledì 18 Agosto 2010 09:38

Death - The Sound Of Perseverance ( Nuclear Blast 1998)

 

DeathTheSoundOfPerseverence

“The Sound of Persevererance” è l’Album dei Death. Un classico del death metal più evoluto, con influenze che pescano ad ampie mani nel metal classico. La violenza sonora prodotta da questo cd lascia storditi, quanto la genialità musicale posta in ogni traccia. Non vi è traccia di nessun cedimento sonoro, nessun momento di oblio nel tipico sound death metal; il metal prodotto in questo disco è talmente intricato, innovativo, propulsivo che, in alcuni punti, sfiora le caratteristiche di un primordiale jazz. Libertà di creare e di stupire, libertà di distruggere e di ferire.
Il lavoro compiuto da ciascun musicista sull’album è enorme: la doppia cassa produce un tappeto sonoro imponente ma è di una dinamicità, di un’inventiva che faranno storia. Ma, in effetti, è tutta la sezione ritmica che gira a mille, producendo una notevole mole di ritmo, triturando note e sputandole fuori raffinate. Le chitarre sono velocissime e pulite (molto debitrici di certo metal classico, si vedano certi Judas Priest, omaggiati con la cover i Painkiller alla fine dell’album) e, sinceramente, lasciano stupefatti. I brani sono complicati, presentando ad ogni battito di ciglia un cambio di tempo, un’accelerazione bruciante, un rallentamento sabbathiano (vedasi “Spirit Crusher”, che alterna le due componenti, ma non è l’unica), fraseggi acustici o parti più eteree. Ogni ascolto riserba delle sorprese, ogni nota può suggerire che dietro l’angolo la canzone cada e si perda nel vuoto, nell’autocompiacimento, ma subito viene macellata e riproposta.. Il tutto viene tenuto insieme da un growl acido e corrosivo (o, se proprio volete, uno screaming adulterato), ma che, in fondo, consente di seguire una determinata linea vocale.
Solo per avere una dimostrazione dell’abilità di questo combo americano, ascoltatevi la traccia d’apertura, “Scavenger of Human Sorrow”: riff iniziale devastante, pesantissimo, che prosegue in una canzone strutturalmente difficilissima e tecnicamente raffinata. Ferisce già al primo ascolto e infetta con il suo incedere schizoide, indomito e brutale.
Ma i Death non stanno tutti dietro a riff alla velocità della luce, scorticando la tastiera della chitarra, ma fanno fuoriuscire,ovviamente nella loro visione malata, anche della melodia (personalmente concepita) e degli arrangiamenti. Questi attimi di delicatezza non durano più di qualche secondo, subito travolti da un instancabile mutamento, come se il rimanere fermi fosse qualcosa di dannoso da evitare. Si vedano le melodie di “A story to tell” o “Bite the pain”. Due tracce di sicuro spessore.
Notevole, e soprattutto necessaria, la sosta d’aria garantita da una traccia semi-acustica (“Voice of the soul”), non molto lunga ma che si fa apprezzare perché spezza l’incredibile pesantezza del disco. Il gioco chitarra acustica – chitarra elettrica è affascinante, lasciando un senso di riposo eterno, di pace. Ma la quiete non trova casa dopo la tempesta, poiché il disco prosegue in termini ancora più violenti e schizoidi, con lavori degli axe-man (tra cui lo stesso Chuck, questo è da rimarcarsi) sopra le righe e di notevole fattura.
La cover di una canzone dei Judas Priest vede l’omaggio del gruppo inventore del death ad un gruppo che ha caratterizzato fortemente il fu nascente heavy metal. “Painkiller” è istrionica, con chitarre come lame e la voce che perde completamente la gutturalità acida del growl/screaming per inseguire Halford su vette acutissime. Omaggio più che riuscito e molto apprezzabile, soprattutto perché nonostante sia una cover si innesta perfettamente nell’album, essendo lo stesso permeato di “lucido metallo”.

GIUDIZIO:

Un disco perfetto, potente e, nella sua schizoide brutalità, elegante. Il ruggito torbido ed insano del death metal viene filtrato, reso tecnico e scaraventato in faccia al malcapitato ascoltatore. La potenza di fuoco espressa farà felice chi ama la scarica adrenalinica dei watt, il tecnicismo farà innamorare il virtuoso, l’angoscia e la violenza che trasporta faranno felici tutti.

--/10

Website:
N/D

Lineup:
Chuck Schuldiner-guitar/vocals
Shannon Hamm-guitar
Scott Clendenin-bass
Richard Christy-drums

Tracklist:
1.
Scavenger Of Human Sorrow
2. Bite The Pain
3.Spirit Crusher
4. Story To Tell
5. Flesh And The Power It Holds
6. Voice Of The Soul
7. To Forgive Is To Suffer
8. A Moment Of Clarity
9. Painkiller