Down - Nola ( Elektra 1995)
Cosa ci si può aspettare da Phil Anselmo in libera uscita dai Pantera? La prima risposta, legittima, è un album terribilmente heavy e incazzato. Errato. I Down sono tutt'altro che un gruppo basato unicamente su Phil e che propone la più veloce e infettiva mistura di thrash e hardcore conosciuta. I Down sono un supercollettivo che, oltre al già citato leader dei Pantera, propone alle chitarre niente di meno che Kirk Windstein (chitarrista dei Crowbar - New Orleans), Sgt. Pepper Keenan (chitarrista dei Corrosion of Conformity - New Orleans), Todd Strange (bassista - New Orleans) e Jimmy Bower ( batteria - New Orleans). Il genere proposto, contrariamente al background dei musicisti citati, è un caldo e grezzo stoner rock, in cui le influenze anni '70 (Black Sabbath, Led Zeppelin e Lynyrd Skynyrd in primis)sono molto presenti e non vengono disdegnati episodi acustici/rilassati e melodici. Il disco, Nola, è intrigantissimo già dalla cover, una semplicissima black-cover con un "fiordaliso" (versione stilizzata) e il nome del gruppo. Il vero marchio, però, risiede nell'immagine di un tizio barbuto con corona di spine sulla testa e un joint in bocca. Episodi rockati ed energici vengono proposti subito (Temptation's Wings, Lifer, Pillars of Eternity, con batteria abbastanza martellante, Underneath Everything), ma subito si arriva alla pausa fornita da "Rehab", con il suo ritmo più melodico e la sua linea vocale avvincente. "Hail the Leaf" diventa un'ode allo "stoner", nel senso di allucinazione dei sensi e non al genere musicale in senso stretto. "Eyes of the South" è l'espressione di un incrocio riuscito fra i Lynyrd Skynyrd e lo stoner californiano. "Jail" è rilassata ed acustica e si unisce idealmente anche a "Pray for the locust" (acustica e strumentale). "Stone the Crow" è il singolo del disco, con linea vocale eccelsa e un ottimo lavoro di chitarre di Keenan (che si cimenta in assolo melodico e abbastanza lungo), in cui i musicisti di New Orleans pescano un pò da molteplici tradizioni, come gli anni '70 e il morente grunge (ormai agli sgoccioli). "Losing All" e "Swan Song" sono ottimi aggiornamenti del sound southern-stoner e la conclusiva "Buried in Smoke" presenta anch'essa un accento del deserto californiano che non scherza (nonchè essere la traccia più lunga e, in qualche modo, più ipnotica del lotto). Stiamo parlando di un disco nato come un semplice demo e un "gioco" fra dei musicisti che si conoscono da moltissimo tempo. Si rivela essere un perla rara nel pozzo senza fondo della musica pessima odierna. Una sana boccata di buona musica.
GIUDIZIO:
Probabilmente il migliore album dei Down (non me ne vogliano i fans), ma qua si sente spontaneità assoluta, passione, calore e moltissimi pezzi di assoluto spessore. Il secondo episodio, pur essendo validissimo, non riuscirà a ricreare questo ineguagliabile miscuglio di fattori che hanno portato alla creazione di Nola. Alla creazione di un album conosciuto da pochi, ma che meriterebbe maggiore fortuna.
9/10
Website: www.down-nola.com
Lineup: Phil Anselmo: vocals Pepper Keenan: guitars Kirk WIndstein: guitars Todd Strange: bass Jimmy Bower: drums
Tracklist: 1. Temptation's Wings 2. Lifer 3. Pillars of Eternity 4. Rehab 5. Hail the Leaf 6. Underneath Everything 7. Eyes of the South 8. Jail 9. Losing All 10. Stone the Crow 11. Pray for the Locust 12. Swan Song 13. Buried in Smoke
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