Down - III Over The Under (Roadrunner Records 2007)
Avvicinarsi a questo nuovo album dei Down, per me, è difficile. Bisogna depurarsi dalle idee di ben 6 anni di attesa (l'ultimo disco risale, infatti, al 2001): questo significa deporre i preconcetti, quello che vorreste che ci sia dentro e sentire l'album, ascoltarlo. L'album, ormai l'avrete letto in mille posti, nasce in un momento di tensione, tristezza, disperazione... e di questo ne risente moltissimo. "Over the Under" è compatto, ruvido, ben prodotto, decisamente spesso e fuori tempo (questo è un pregio, nel senso che non è un album nè moderno, nè antico...). Le trame di chitarra, il riffing massiccio di Mr. Keenan e Mr. Windstein è convincente per la maggior parte del disco, duellando nel vecchio stile sudista, fornendo nerbatura a canzoni già di per se corpose, gestite dalla sezione ritmica Bower-Brown. Echi di NOLA (diverse tracce lasciano quel senso di urgenza violenta di NOLA), qualche passaggio direttamente da DOWN II - A Bustle in the Hedgerow (anche se non moltissimi, bisogna essere sinceri) e, soprattutto, molto DOWN annata 2007. Le sonorità sudiste, quelle che sporcavano le chitarre del duo Keenan-Windstein, escono ferocemente in "Never Try" (ottima song), come il NOLA sound si espande pesantemente sulla prima parte del disco, in cui i padri fondatori Black Sabbath sono ancora la lanterna da seguire in caso di buio (Three Suns and One Star, dove i Sabbath sarebbero orgogliosi di sedersi ad osservare). Più orecchiabile (diciamo la "Stone the Crow" del disco) è "On March the Saints", riffing, linea vocale, melodia eccellenti per quasi tutto il brano, solo lo stacco finale, cadenzato, non lascia del tutto soddisfatti. Non ho ancora accennato alla prova vocale di un tal Phil Anselmo, reduce da operazioni alla schiena, disintossicazione, morte di Dimebag, l'ex singer dei Pantera e Superjoint Ritual sputa i polmoni, cercando linee melodiche con molta insistenza, ma a volte perde il suo tratto vocale distintivo (e, soprattutto, dispiace l'uso di qualche effetto vocale da studio nelle parti più alte). Bella la parentesi psych-desert di "His Majesty the Desert", leggera e molto Planet Caravan-oriented, ma, forse, l'apice lo raggiungono con lo stoner d'annata, pienamente Down, di "Nothing in Return (Walk Away)". Quest'ultima è una canzone perfetta, s'impone con delle strofe energiche ma in stile stoner per poi andare su un chorus a presa rapida e molto intelligente. La versione digipack contiene anche la canzone "Invest in Fear".
GIUDIZIO: Disco che deve essere ascoltato, non c'è niente da fare. Dovete assimilarlo, solo dopo molti ascolti (a me circa due mesi), il Cd prende forma, si espande nella stanza e lo capite e vedete che sotto le prime impressioni c'è della musica più che valida, fatta da fuoriclasse. Over the Under non raggiungerà i primi due dischi, ma è nettamente superiore alla media delle canzoni odierne. Complimenti.
8/10
Web: www.down-nola.com
Lineup: Phil Anselmo - Vocals Pepper Keenan - Guitar Kirk Windstein - Guitar Rex Brown - Bass Jimmy Bower - Drums
Tracklist: 1.Three Suns and One Star 2.The Path 3.N.O.D. 4.I Scream 5.On March the Saints 6.Never Try 7.Mourn 8.Beneath the Tides 9.His Majesty the Desert 10.Pillamyd 11.In the Thrall of It All 12.Nothing in Return (Walk Away)
|