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Recensione Fates Warning - A Pleasant Shade Of Grey
Scritto da Edo   
Martedì 28 Settembre 2010 14:22

Fates Warning - A Pleasant Shade Of Grey ( Metal Blade 1998)

 

FatesWarning-APSoG

Si apre con un accordo e un arpeggio questo "A Pleasant Shade of Grey", singolare concept album del 1997, che segna una vera svolta stilistica nella carriera della band. 12 pezzi, solamente numerati, privi di titolo, ma carichi di forti emozioni.
Quindi è da considerare un'opera unica che dura circa 55 minuti, vera essenza del progressive metal. C'è una differenza nella line-up, con l'intervento alla tastiera di Kevin Moore, ex Dream Theater; e questa stessa differenza pesa assai sulla riuscita del disco.
Già nella prima canzone viene messo in evidenza il suo strumento, con una serie di violini che ripetono le note del tema per poi chiudersi gradualmente.

So where do we begin
And what else can we say?
When the lines are all drawn
What should we do today?

Queste parole pronunciate semplicemente da Ray Alder collegano alla canzone d'inizio, la traccia II, contraddistinta dalle note della tastiera in sottofondo, coperta da una voce abbastanza filtrata e accompagnata da alcuni cori; poi...ancora la tastiera con il solito arpeggio. E questa contrapposizione continua fino all'inizio di III.
Qui si verifica un vero e proprio cambiamento del suond, non più così "oscuro" come i primi due pezzi. In III si possono percepire con chiarezza le distorsioni di Matheos: nella parte centrale i suoni si appiattiscono...ma solo per poco. Subito rieccheggiano le note acute della chitarra alla fine di ogni arpeggio; ancora le stesse ripetizioni...ed ecco la chiusura della canzone.
L'inizio di IV invece sente proprio l'influenza dei primi Dream Theater; ma ciò che contraddistingue questo album è una strana tranquillità che sfocia poi nelle solite scale e nei tempi irregolari, tipici del prog più classico. Nota da registrare per IV è il lavoro alla batteria da parte di Mark Zonder, che tocca con precisione i piatti nel finale, producendo suoni stupendi.
La tastiera iniziale di V poi mi ricorda molto i Marillion con il loro "Script for a Jester's Tear"; le parole sono scandite fin troppo lentamente durante le strofe, dando ampio spazio alla variazione della voce, che solo in "Parallels" Ray riesce ad esprimere pienamente.
Un intermezzo di pianoforte separa V in due parti: ecco poi un cambiamento significativo di ritmo...dove Zonder, tra piatti, rulli e tocchi veloci...fa capire all'ascoltatore di essere un ottimo musicista.
Poi è il momento di VI, uno dei due pezzi principali, di ben 7 minuti, caratterizzata dall'arpeggio ripetuto di Joey Vera al basso, sul quale si inseriscono gradualmente chitarra e la voce stessa. Tocca quindi alla tastiera che porta ad una vera e propria apertura dei suoni e ad un assolo di chitarra...e infine le solite parole che hanno dato avvio all'album, ripetute nello stesso modo, con la stessa chiarezza e lo stesso sentimento.
Virtuosismo da musica classica è quello di Kevin Moore in VI che si mette alla prova con una scala velocissima, su cui si staglia un breve assolo di Matheos e...via alla canzone vera e propria, dotata prima di ritmo continuo e successivamente caratterizzata da note staccate e parti di xilofono contorte e complesse.
La traccia 8 riprende le stesse note e varia il tema con diverse scale e con un pianoforte in primo piano, che assomiglia molto a qualche composizione di autori classici, con l'accompagnamento di un arpa...che chiude in modo perfetto una composizione perfetta.
IX ha una nuova variazione nell'uso degli strumenti...con l'impiego di un duetto chitarra classica - pianoforte, e una batteria pressochè da accompagnamento; e una voce espressiva anche negli acuti più difficili. Un assolo di chitarra con scale ripetute e variate riporta al duetto e alla conclusione del pezzo più bello e emozionante dell'album intero.
X è una breve traccia di solo un minuto, dove regna la confusione, portata daglia ccordi gravi del pianoforte...e dove si varia il tema principale del pezzo di apertura. Ma subito ecco XI, che ricorda vagamente "A Change of Season" (Dream Theater) nella composizione del tema. Ma il seguito ovviamente è differente...e si può ascoltare la voce sempre più acuta che trascina l'ascoltatore fino alla traccia conclusiva, XII.
Qui l'atmosfera è eccezionale, creata dai violini di sottofondo della tastiera e dalla voce, che rimane su toni normali, ma sempre ricca di sentimento e di passione. Il pezzo poi ritorna sui toni progressivi, tipici dei Fates Warning, che li hanno contraddistinti per parte della loro carriera.
Per concludere in bellezza ecco atmosfere create da una pioggia battente e da alcune note...fino ad uno squillo inaspettato! E' una sveglia. Tutto è finito...e tutto si dissove...come l'acqua della pioggia caduta...rimasta per troppo a tempo sotto il sole...

8,7/10

 

Web: www.fateswarning.com

Lineup:
Ray Alder - Vocals
Jim Matheos - Guitars and guitar synth
Mark Zonder - Drums
Joey Vera - Bass

Tracklist:
1. Part I (1:53)
2. Part II (3:25)
3. Part III (3:53)
4. Part IV (4:26)
5. Part V (5:24)
6. Part VI (7:28)
7. Part VII (4:51)
8. Part VIII (3:31)
9. Part IX (4:45)
10. Part X (1:19)
11. Part XI (3:34)
12. Part XII (7:45)