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Recensione Orphaned Land - The Neverending Way of ORwarriOR
Scritto da Stefano   
Martedì 28 Settembre 2010 17:33

Orphaned Land - The Neverending Way of ORwarriOR ( Century Media 2010)

 

OrphanedLand-TheNeverEndingWayOfORwarriOR

Gli israeliani Orphaned Land hanno impiegato molti anni prima di dare alla luce (e mai termine è più corretto visto il riferimento al titolo - OR, in ebraico, vuol dire proprio luce) la loro nuova opera in studio, e il risultato ripaga i fan - e non solo - dell'attesa. Il gruppo si avvale della collaborazione del mastermind dei Porcupine Tree (Steven Wilson) alla produzione e alle tastiere e il risultato è qualcosa che mischia death, progressive metal a là Opeth ultima maniera e fortissime spezie territoriali (il folk arabo e israeliano). Dall'iniziale cantilenante Sapari, che si avvale di una struttura fra le più semplici e dirette del disco, alla conclusiva e sottilmente seventies (si senta l'assolo) In Thy Never Endig Way (Epilogue), gli Orphaned Land ci raccontano una storia, strutturando una sorta di concept che si snoda su 15 tracce dall'alto potenziale coinvolgente. Sia chiaro, The Never Ending Way of ORwarriOR non è un disco semplice, non scorre in sottofondo, bisogna dedicargli tempo e un pò di costanza; lasciarlo come background è svilire un'opera complessa, ricca di atmosfere, cambi di tempo, tensione e rilascio. La lunghezza dell'opera rischia di allontanare alcuni nuovi ascoltatori, ma fornire tempo al disco di dispiegarsi nelle sue molteplici sfaccettature è ricompensa per chi si sente di affrontare i tre capitoli in cui si suddivide il racconto.
Il mischiarsi delle matrici progressive e death metal (nonchè la mano di Wilson) rischia di avvicinare troppo la proposta di Kobi Fahri&Co. alle ultime uscite degli Opeth di Akerfeldt, ai cui paragoni non ci si può esimere; ma è la componente strettamente territoriale degli elementi o dei testi tradizionali (la stessa Sapari, proveniente dal XVII sec., l'intringante Olat Ha'tamid del XI sec., His Leaf Shall Not Whiter tratta dai Salmi o la parte araba della complessa Disciples of the Sacred Oath II che tratta da un passo del Corano), l'uso delle vocals dal forte sapore arabeggiante e, in generale, un attaccamento alle tradizioni che li distanzia.
La produzione è eccezionale, i suoni puliti, definiti e potenti forniscono spessore al disco, riuscendo delineare bene sia le parti di maggiore finezza con l'acustica, sia quando la bilancia compositiva opta per abbeverarsi dei dettami progressive-death metal più duri (si sentano i ricami vocali e le progressioni sonore di From Broken Vessels, della stessa Disciples of the Sacred Oath II o le incursioni intelligentemente martellanti di Barakah o Codeword: Uprising).
The Neverending Way of ORwarriOR
bilancia bene tutti gli elementi di cui si compone, ponendosi come uno dei migliori dischi di progressive death metal degli ultimi tempi. Disco ostico, ma meritevole.

8,5/10

 

Web: www.orphaned-land.com

Lineup:
Kobi Farhi: vocals
Yossi Sa''aron (Sassi): lead guitars, acoustic guitars, saz, bouzouki, oud
Matti Svatizky: rhythm guitars, acoustic guitars
Uri Zelcha: bass, fretless bass

Tracklist:

Part I: Godfrey's Cordial – An ORphan's Life

01 Sapari
02 From Broken Vessels
03 Bereft In The Abyss
04 The Path Part 1: Treading Through Darkness
05 The Path Part 2: The Pilgrimage To Or Shalem
06 Olat Ha'tamid

Part II: Lips Acquire Stains – The WarriOR Awakens

07 The Warrior
08 His Leaf Shall Not Wither
09 Disciples Of The Sacred Oath II
10 New Jerusalem
11 Vayehi Or
12 M I ?

Part III: Barakah – Enlightening The Cimmerian

13 Barakah
14 Codeword: Uprising
15 In Thy Never Ending Way (Epilogue)