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Recensione Dimmu Borgir - Abrahadabra
Scritto da Stefano   
Venerdì 08 Ottobre 2010 08:46

Dimmu Borgir - Abrahadabra ( Nuclear Blast 2010 )

DimmuBorgir-Abrahadabra

Se si dovesse citare un verso di una canzone dei Dimmu Borgir per descrivere questo nuovo disco, sarebbe proprio qualche verso da Blood Hunger Doctrine (Death Cult Armageddon): We bring forth the monstrous birth/ To the world light.
Mettete in una stanza Shagrath, Silenoz, Galder (più Daray a dare una mano dietro i le pelli) con circa un centinaio di elementi della Kringkastingsorkestret (Norwegian Radio Orchestra) e della Schola Cantorum Choire otterrete Abrahadabra, la sublimazione delle tentazioni più melodiche, più epiche, grandiose ed oscure mai partorite dalla combriccola norvegese. Dove, per ragioni di pedigree, Enthrone Darkness Triumphant e Stormblast rimangono i capolavori passati del gruppo e il già citato Death Cult Armageddon ha mischiato ottimamente orchestra e black metal (seppur con un ICS Vortex dubbioso sulle parti vocali clean), Abrahadabra è quanto di meglio potessero produrre i musicisti norvegesi all'alba del 2010.
I suoni hanno ormai travalicato il genere black metal (è inutile continuare a rimpiangere eternamente Stormblast, ndA), la complessità degli arrangiamenti, la pulizia e l'ardire delle composizioni (che non nascondono influenze disparate, con diversi hook melodici e utilizzo di vocals più che variegate) fanno realmente capire che le idee nella Fortezza Nera sono lungi dall'essersi esaurite
Il disco, suddiviso in nove canzoni più una strumentale introduttiva (Xibir), sfodera colpi di genio e un amalgama fra le parti che raramente si è sentito e, soprattutto, ottenuto mischiando il rock/metal con l'orchestra. Merito, doveroso dirlo, di partiture orchestrali veramente azzeccate, capaci di impremere un'impronta fortissima alla composizione pur giacendo nell'impasto di base e venendo a formare, a tutti gli effetti, base portante di molti brani.
Se Gateways si è avuto modo di sentirla come primo singolo (e, giustamente, soffre delle pecche di tale stato - dovendo rappresentare un disco poliedrico e non essendo neanche la migliore fra le canzoni presenti), sono brani come l'ossessivamente oscura Born Treacherous - che si riaggancia leggermente a quanto partorito durante le session di In Sorte Diaboli, per l'atmosfera e le accelerazioni-, la cadenzata Chess With The Abyss e la splendida Dimmu Borgir (forse La canzone in cui orchestra, cori e tipico Dimmu Borgir-sound meglio si fondono, con una propensione al passaggio melodico perfetto da evidenziare) a prendere per mano l'ascoltare e trasportarlo in questa nuova evoluzione del gruppo.
Difficile, in termini di qualità d'ascolto, superare Dimmu Borgir, ed ecco perciò le chitarre acusticheggianti che introducono Ritualist, un Daray sugli scudi e velocità che riportano alla mente i fasti di Spiritual Black Dimension o Puritanical Euphoric Misantropia.
Con The Demiurge Molecule troviamo nuovamente un impasto micidiale fra il black evoluto dei Dimmu e l'orchestra: i rallentamenti mefitici e l'oscurità trovano sbocco in esplosioni orchestrali epiche e magistrali.
Il terzetto finale è composto dalle veloci A Jewel Traced Through Coal e Renewal (con tanto di assolo melodico posto in apertura di brano) e Endings And Continuations, in cui l'orchestra, più che nelle due precedenti, è ossatura portante e mischia bastardamente il black metal sinfonico dei Dimmu Borgir in una canzone che ha passaggi similari ad una King Of The Carnival Creation (quella tastiera sibillina che appare a volte...) e In Sorte Diaboli.

Degna conclusione.

9/10

web: www.dimmu-borgir.com

Line Up:
Shagrath - Vocals
Silenoz - Guitar
Galder - Guitar

Tracklist:
01.Xibir
02.Born Treacherous
03.Gateways
04.Chess With The Abyss
05.Dimmu Borgir
06.Ritualist
07.The Demiurge Molecule
08.A Jewel Traced Through Coal
09.Renewal
10.Endings And Continuations

Ultimo aggiornamento Venerdì 08 Ottobre 2010 18:33