AC/DC - Ballbrakers (Eastwest Records 1995)
Gli AC/DC sono un'istituzione, passati indenni alla morte di Bon Scott nel 1980 e assoldato nelle loro fila lo scozzese Brian Johnson (voce alta e graffiante, qualche volta leggermente fastidiosa...), il quintetto della terra dei canguri è riuscito a scrivere pagine fondamentali nell'hard rock (con qualche spruzzata, non nascosta, di blues). Loro, e il buon Lemmy, possono permettersi di creare una sfilza di dischi sempre rigorosamente uguali, e solo loro non possono permetterselo. Se un altro gruppo producesse 20 anni della stessa musica verrebbe fucilato nella pubblica piazza, ma questi australiani lo fanno senza riserve. Questo disco è prodotto da un certo Rick Rubin (per citare solo alcuni, Slayer e RedHotChiliPeppers) e la sua mano si sente, la pulizia sonora è elevatissima e tutte le canzoni brillano come non mai. L'unico problema è che la estrema pulizia del disco sottrae quella sporcizia di derivazione blues che ha sempre pernottato nelle composizioni degli AC/DC. Il maggiore feeling metal fornito da questo missaggio leviga degli hard-rock ruspanti e molto coinvolgenti, con buoni assoli di Angus Young e la voce graffiante di Johnson che imperversa felice sull'ordito. Non si può nascondere che ci sono alcuni pezzi di livello inferiore alla media AC/DC (Hail Caesar non convince appieno), ma il resto del disco è veramente ben fatto, pur non raggiungendo le vette di dischi come "Back in Black" o di quelli fatti uscire quando c'era Bon Scott alla voce (es. Highway to Hell). Sinceramente è abbastanza inutile andare a fare una panoramica di ogni singola canzone, in quanto, con tutta onestà, non è che presentino variazioni fulminanti. Tutte di basano su un riff d'entrata, trainante, che fa da volano per l'entrata degli altri strumenti (buona la sezione ritmica, efficace anche se non propensa a spettacolarizzazioni inutili nelle songs dei "canguri"). Nessuna canzone dura più dei 5 minuti canonici, perciò non si fa a tempo a stufarsi e le stesse mantengono vivacità e un appeal che, su minutaggi più lungi, perderebbero. Le variazioni all'interno del disco ci sono, ma sono limitate alla scelta se addottare un approccio maggiormente hard rock oriented o sciacquare il tutto nel fiume del blues e donare una più marcata impronta blues/boogie al pezzo. I testi riguardano, come sempre, il sesso, le donne, l'alcool e la vita dissoluta.... come da vera tradizione AC/DC. Menzione speciale, anche solo per il riff che l'accompagna (veramente interessante e coinvolgente... si imprime nella testa velocemente e non ti molla più), a "Whiskey on the Rocks". Da rimarcare, anche, il lavoro alla ritmica di Malcom Young, chitarrista molto bravo e con buonissimo gusto musicale, nonchè spalla perfetta di Angus (a quanto si dice, o almeno si sussurra, il vero fenomeno alla chitarra è proprio il chitarrista ritmico degli AC/DC e non il suo più celebrato fratello, pur, ovviamente, molto bravo e spettacolare).
GIUDIZIO: Un disco notevole. Come detto, non raggiungerà apici come "Back in Black", ma possiede le carte in regola per essere un ottimo disco degli AC/DC. Mi sentirei di consigliarlo a tutti. Questo disco è sicuramente un buon modo per passare un'ora della vostra vita.
8/10
Web: Sito ufficiale: www.acdcrocks.com
Lineup: Brian Johnson - voce Angus Young - chitarra solista Malcolm Young - chitarra ritmica Cliff Williams - basso Phil Rudd - batteria
Tracklist: 01. Hard as a Rock 02. Cover You in Oil 03. The Furor 04. Boogie Man 05. The Honey Roll 06. Burnin' Alive 07. Hail Caesar 08. Love Bomb 09. Caught with Your Pants Down 10. Whiskey on the Rocks 11. Ballbreaker
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