Covenant – Modern Ruin (SPV Records 2011)
È passato diverso tempo dall’ultima volta che ho ascoltato un disco EMB e le mie orecchie avevano bisogno di essere rinfrescate in questo senso. Altrettanto tempo (5 anni per l’esattezza) è trascorso dall’ultima volta che i Covenant hanno dato alle stampe il precedente “Skyshaper”. Senza fare troppi paragoni mi metto ad ascoltare “Modern Ruin”, con l’unico pregiudizio che mi concedo, prima di spingere play: ascoltare nuovamente EMB. Nauseante, disturbante, claustrofobia elettronica. Certo nel perseguire con il mio pregiudizio, non mi ha aiutata la title-track a cui viene affidato il compito di aprire tutto il disco, i suoni elettronici, robotici confondono; a ristabilizzare le idee e gettare il nuovo mood della band svedese ci pensa “Lightbringer”, con i suoi ritmi elettronici disco-oriented; o il groove accattivante di “Dynamo Clock” che per dirla tutta, in fatto di suoni ed impostazione vocale sembra una citazione ben riuscita dei Depeche Mode. Comincio a rendermi conto che non c’è traccia di brutali stravolgimenti elettronici, piuttosto una ricerca (per altro non particolarmente intensa) di atmosfere soft, quelle da dj-set, che servono a rimetterti a posto il cervello dopo due ore di metallo violento. A proposito di rilassamento, viene in mio soccorso “Get On” – tutta giocata sullo stile anni ’80 – a salvarmi dal synth-pop di “The Beauty and the Grace”, ennesimo brano che rinnova la formula delle già collaudate precedenti. Undici canzoni passate e sono ancora qui a domandarmi se i Covenant ci sono o ci fanno. Voglio dire: carriera lunga e gloriosa; un lavoro alle spalle accolto meravigliosamente dalla critica; cinque anni per decidere cosa fare e in definitiva loro mi presentano un album in cui ogni canzone stenta ad emergere veramente. E poi c’è anche un altro interrogativo non da meno, “Modern Ruin” è un lavoro che a metallers, fan dell’industrial/EBM, può piacere? O è solo un lavoro mediocre che i nostalgici degli anni ’80 e gli amanti dei generi alternativi, ascolteranno per smania di collezionismo? In maniera del tutto super partes, trovo che entrambi i miei interrogativi abbiamo motivo d’essere - ed inoltre al di là di aspettative legate a generi e/o repliche di passate esperienze riuscite – i Covenant non mi hanno entusiasmata, sono convinta che si potesse fare di più; ma come al solito, a voi cari lettori, l’ardua sentenza.
Voto: 7 –
Website: www.covenant.se
Line-up:
Eskil Simonsson - voce, synths Joakim Montelius - synths, voce Daniel Myer - synths, voce
Tracklist:
1. Modern Ruin 2. Lightbringer 3. Judge of my Domain 4. Dynamo Clock 5. Kairos 6. The Beauty and the Grace 7. Get on 8. Worlds Collide 9. In the Night 10. Beat the Noise 11. The Road
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